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{"Data": [{"words": "Dopo sette mesi di trattative Rcs e Mondadori hanno trovato un accordo per la cessione del settore libri del gruppo guidato da Pietro Scott Jovane a quello capitanato da Marina Berlusconi ed Ernesto Mauri, con la Borsa che ha approvato l’intesa. Ma la parola fine sulla vicenda è lontana dall’essere scritta: il ministro ai Beni culturali Dario Franceschini ha parlato ancora di «rischi per il delicato mercato dei libri» e l’Antitrust, che non ha ricevuto notifiche preventive dalle parti come accade spesso in casi simili, potrebbe avere tempi lunghi nell’esprimere un parere. \n \n«È un’operazione di cui siamo particolarmente orgogliosi: un rilevante investimento, da parte di una grande azienda italiana, in un settore nobile e speciale», commenta Marina Berlusconi, presidente di Mondadori, mentre l’amministratore delegato Ernesto Mauri, aggiunge che «ora siamo pronti per una nuova fase di sviluppo nel nostro “mestiere” più antico e solido». Secondo gli ultimi calcoli, che non comprendono l’Adelphi esclusa dall’accordo, l’unione avrebbe una quota di mercato del 35% nel “trade” e inferiore al 25% nell’education. Seguono il gruppo editoriale Mauri Spagnol (GeMS) con il 10%, Giunti con poco più del 6%, Feltrinelli con 4,6% e De Agostini con il 2,3%. Un quadro che ovviamente diventa diventa di competenza dell’Antitrust, che ha un massimo di 105 giorni per decidere se avviare un’istruttoria da quando riceve la notifica dalle parti, anche se spesso all’Autorità giungono notifiche preventive che accorciano i tempi di analisi e le eventuali richieste di informazioni suppletive, che in questo caso non è arrivata. Poi potrebbe esserci un interessamento anche dell’Agcom sull’ipotesi di incrinazione del pluralismo nell’informazione, ma al momento questa seconda Autorità preferirebbe rimanere in “stand by”. \n \nIn Piazza Affari c’è stata buona accoglienza all’accordo: Rcs è salita del 5,3% e Mondadori del 2,3% con gli analisti che vedono vantaggi per entrambi: Segrate rafforza la leadership di mercato, mentre Rcs riduce il debito di circa 100 milioni con effetti positivi sul capitale. E con una conferma da parte del suo direttore finanziario: un aumento di capitale dopo la cessione dei libri «non è sul tavolo in questo momento. È facoltà del Cda valutare se è necessario, ma in questo momento non credo ce ne sia l’esigenza», afferma Riccardo Taranto. \n \n«Ho già detto come la penso sui rischi di questa operazione sul delicato mercato dei libri, ma ho anche ripetuto che il governo non può e non deve intervenire», spiega Franceschini all’Ansa, ricordando un suo tweet del 19 febbraio. Due giorni dopo sul Corriere della Sera trovò spazio un documento promosso da scrittori del marchio Bompiani (tra quelli in procinto di passare a Mondadori), sottoscritto da Umberto Eco e altri 47 autori di case editrici diverse, assai critico nei confronti della vendita. Molti i nomi noti, tra i quali Nanni Balestrini, Tahar Ben Jelloun, Andrea De Carlo, Paolo Giordano, Dacia Maraini, Toni Servillo, Susanna Tamaro e Sandro Veronesi.", "labels": [], "id": 3}, {"words": "Una donna al Quirinale: un sogno? Stabilità, nuovo scontro sulla Sanità. Ipotesi di aumento tasse per le Regioni in deficit Stasera il testo della manovra al Colle. Chiamparino critico: solo un miliardo per il fondo sanitario nazionale invece che 3. E lascia la presidenza della Conferenza delle Regioni ANSA 22/10/2015 paolo russo \nDimissioni da presidente della Conferenza delle regioni «irrevocabili» ma congelate fino all’approvazione della Legge di stabilità. Così Chiamparino prova a mettere il sale sulla coda del governo affinché vari al più presto l’annunciato decreto salva-bilanci. Misura indispensabile per non far dichiarare bancarotta al Piemonte ma anche a un altro bel gruppo di regioni, Lazio e Campania in testa, esposte per oltre 20 miliardi dopo la sentenza della Consulta del luglio scorso, che a chiare lettere ha sancito il divieto di utilizzare le risorse dei vari decreti salva-debiti per migliorare i bilanci o pagare le spese correnti anziché liquidare i fornitori. Una partita che vale oltre 23 miliardi, dei quali 8,7 per la sola regione Lazio e 3 per il Piemonte, come certificato in settimana dalla Corte dei Conti, che ha lanciato l’allarme sul deficit regionale di 5,8 miliardi. \n\n«Una regione in queste condizioni non può stare in testa alle altre e per questo ho presentato le mie dimissioni, ma il problema – chiarisce Chiamparino a La Stampa - rischia di diventare esplosivo anche per le altre amministrazioni. Non chiediamo più soldi o di sanare il debito ma un decreto che costituisca un fondo patrimoniale ad hoc dove far affluire le anticipazioni assegnate dall’Economia ». Sembra un’alchimia contabile ma postate fuori bilancio quelle anticipazioni possono essere restituite in comode rate trentennali, inscritte al suo interno come passivo vanno sanate in soli sette anni. Per il Piemonte una rata insostenibile da 800 milioni l’anno. \n\n\nMa ad acuire le tensioni con il governo c’è anche il taglio extra sanitario da 900 milioni contenuto nella legge di stabilità , che si aggiunge ai due miliardi di maggior finanziamento per asl e ospedali poi depennati dal governo. «Se però dovesse andare in porto un’operazione di riacquisto di bond da parte delle regioni – spiega Chiamparino - potremmo recuperare un miliardo dei 2,2 che si trascinano sul 2016 per effetto dei tagli delle vecchie manovre di Monti e Letta». \n\nAltra partita tutta da giocare è quella sulla sanità. « Il bicchiere della legge di stabilità lo vedo mezzo pieno », chiosa Chiamparino, e il suo collega ligure Giovanni Toti a nome dei governatori di centro-destra ammette che è una manovra «meno peggio di altre». \n\nLa parte piena del bicchiere, lo ha spiegato sempre Chiamparino, è quella che «vincola il pareggio di bilancio alla sola parte di competenza, liberando così risorse per gli investimenti» e l’esclusione dai bilanci stessi della quota di co-finanziamento dei fondi europei. \n\nDove il piatto piange è sulla sanità . I conti li fa lo stesso Presidente dimissionario. Per i nuovi Lea, i livelli essenziali di assistenza che dovrebbero consentire di curare cento malattie rare e di far rimborsare ovunque la fecondazione assistita, servono 850 milioni, già vincolati allo scopo nel fondo sanitario. Altri 500 milioni sono obbligatoriamente indirizzati all’acquisto dei costosi farmaci innovativi, oncologici ed anti-epatite in testa. Circa 450 milioni servono per rinnovare il contratto dei dipendenti «e non abbiano capito – ammette Chiamparino - se sono dentro o fuori il finanziamento per la sanità». Altri 200 milioni servono infine per attuare il nuovo Piano vaccini. In tutto appunto due miliardi. Sul piatto ne manca uno. E il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti, ieri ha precisato che il divieto di innalzare le addizionali Irpef ed Irap non vale per le regioni in disavanzo , che in alternativa possono aumentare i già stratosferici ticket . Due terapie che rischiano di diventare a carico di contribuente ed assistiti di quasi mezza Italia. \n\nChiamparino, però, è tornato anche sul tema della sanità. Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla newsletter Breaking news I più letti del giorno 21/10/2015", "labels": [[0, 9, "Generic Masculine/Unmarked Masculine"]], "id": 4}, {"words": "Eroismo, senso civico, volontariato e aiuto ai migranti ma soprattutto impegno per la legalità. Sergio Mattarella premia l’Italia degli onesti, di quanti silenziosamente costruiscono l’Italia che ci vorrebbe a tutti i livelli. Ben 18 onorificenze decise «motu proprio» dal presidente della Repubblica che scoperchiano - attraverso i più diversi profili umani - un mondo che funziona, che traina verso un futuro più umano e più limpido. Diciotto persone, gli eroi nascosti d’Italia, si potrebbe sintetizzare, che il Quirinale fa emergere dopo un’attenta analisi, valutando caso per caso. Con attenzione. Onorificenze al Merito della Repubblica (spaziano dal Cavaliere al Commendatore) con le quali il capo dello Stato lancia un messaggio di fiducia al Paese che in tutti gli strati della società civile si riconosce vivo, pienamente operante sul territorio, ricco di gesti straordinari di altruismo. Ecco chi sono \n \nMonica Graziana Contrafatto \nNel 2012, nel corso di un attentato a opera di un gruppo di taleban a una base italiana in Afghanistan, ha perso una gamba. Con il suo operato ha permesso ai colleghi di raggiungere i bunker e mettersi in salvo. Nella stessa operazione un altro soldato, Michele Silvestri, ha perso la vita. Per il suo gesto ha ricevuto nel 2013 la Croce d’Onore alle vittime di atti di terrorismo o atti ostili impegnate in operazioni militari e civili all’estero e nel 2014 la Medaglia d’oro al valore dell’esercito. È diventata atleta paraolimpica e sogna di partecipare a Rio 2016.", "labels": [], "id": 9}, {"words": "I vertici dello Stato islamico hanno ammesso che durante un raid aereo statunitense è rimasto ucciso il numero due dell’organizzazione terroristica in Iraq, l’iracheno Fadel Ahmed Abdullah al-Hiyali, noto anche con il nome di battaglia di Abu Muslim al-Turkmani. La notizia è stata confermata dal portavoce dell’Isis, Abu Muhammad al-Adnani, in una registrazione audio diffusa dai siti jihadisti. Abu Muslim al-Turkmani è un combattente esperto che prestava servizio già all’epoca di Saddam. Non è chiaro a quando risalga l’operazione militare condotta dagli Stati Uniti. \n \nIntanto si infittiscono i dubbi sugli esiti del raid aereo di sabato che ha preso di mira un convoglio dell’Isis nell’ovest dell’Iraq. Fonti mediche locali hanno detto che il leader dello Stato islamico, Abu Bakr al Baghdadi, non risulta né tra i morti né tra i feriti nel raid, mentre fonti della sicurezza si sono dette addirittura scettiche sul fatto che il Califfo viaggiasse su uno dei mezzi centrati dai caccia. Ad affermare che Al Baghdadi è stato ferito nell’attacco è rimasto lo Sheikh Rafi al Essawi, presidente del Consiglio dei clan tribali della provincia di Al Anbar, dove il raid è avvenuto. \n \nNon è la prima volta che presunte notizie su raid contro veicoli o convogli che trasportano il Califfo tra l’Iraq e la Siria vengono diffuse, anche da fonti governative di Baghdad. Nel novembre dell’anno scorso lo stesso ministero dell’Interno aveva affermato che Al Baghdadi era stato ferito e trasferito in Siria, mentre gli Stati Uniti si erano limitati a confermare un raid contro un convoglio dello Stato islamico vicino a Mosul, nel Nord dell’Iraq, ma non che il capo dell’organizzazione ne facesse parte. Quest’anno è stato il quotidiano britannico Guardian ad affermare che Al Baghdadi era stato ferito gravemente il mese prima in un attacco aereo della Coalizione internazionale a guida americana. E qualche giorno dopo media iraniani e iracheni avevano addirittura scritto che era morto in un ospedale in Israele. Il mese successivo fonti del Pentagono smentivano queste voci, affermando che Al Baghdadi non era ferito e rimaneva alla guida del Califfato. Anche questa volta la voce sembra destinata a rivelarsi infondata.", "labels": [], "id": 15}, {"words": "Amazon ha impiegato più di due mesi a rispondere ufficialmente all’ inchiesta del New York Times , ma le parole usate non sono state per nulla smorzate dal tempo trascorso. Il 15 agosto il quotidiano di New York aveva pubblicato un lungo articolo che raccoglieva una serie di testimonianze di ex dipendenti dell’azienda e ne denunciava le condizioni di lavoro durissime, sotto il profilo fisico e psicologico. Pochi giorni dopo, Jeff Bezos, Ceo di Amazon, aveva dichiarato che l’inchiesta non descriveva l’azienda che conosceva lui . Ora è arrivata la vera replica al New York Times da parte di Jay Carney, vice presidente del Global corporate affairs di Amazon. \n \nIn un post su Medium dal titolo Quello che il New York Times non ti ha raccontato , Carney ha attaccato duramente il metodo di lavoro dei due giornalisti che hanno curato l’inchiesta. Jodi Kantor e David Streifeld non avrebbero verificato correttamente né i fatti riportati né le fonti che li hanno raccontati. \n \nTra gli esempi riportati c’è la testimonianza di Bo Olson: «Ho visto quasi tutte le persone che lavoravano con me piangere alla loro scrivania». Olson parlava ormai da ex dipendente, ma Carney ha sottolineato come i due reporter non abbiano raccontato una parte fondamentale della storia: l’uomo si era licenziato dopo che un’indagine interna aveva svelato i suoi tentativi di truffare i venditori e nascondere il fatto truccando i conti. \n \nCarney si è chiesto perché Kantor e Streitfeld non abbiano approfondito il motivo del licenziamento del dipendente e cercato di verificare la testimonianza, nonostante i sei mesi di tempo per completare l’inchiesta. Ma ha indicato anche altri aneddoti riportati dai due giornalisti in maniera imprecisa. Uno di questi è la testimonianza di Elizabeth Willet che ha accusato l’azienda di essere stata punita con Anytime feedback , un modo con cui i dipendenti sono valutati sul posto di lavoro. In realtà la donna aveva ricevuto solo tre giudizi, e tutti positivi, ma neppure questo aspetto è stato approfondito, secondo Carney. \n \nIl vice presidente ha avanzato l’ipotesi che l’intera inchiesta sarebbe stata decisamente più noiosa e meno sensazionalistica se i due giornalisti avessero riportato le testimonianze, verificandone i contenuti in maniera approfondita. Carney ha voluto anche ricordare come Kantor avesse promesso di basare la sua inchiesta non su aneddoti di ex dipendenti, ma parlando del modello organizzativo di Amazon. Un impegno che secondo Carney non è stato rispettato. La decisione di scrivere un post è nata poi dal fatto che, nonostante Amazon abbia informato alcune settimane prima il New York Times di tutte le lacune nella storia, il giornale non le ha corrette. \n \nCarney parla di un «disservizio fatto ai lettori» dal New York Times, mettendo in evidenza che anche il garante del lettore del quotidiano, Margaret Sullivan, ha definito l’inchiesta «basata più su aneddoti e generalizzazioni che su prove inconfutabili». La Sullivan era già intervenuta lo scorso autunno criticando la parzialità con cui era stata raccontata la disputa tra Amazon e la Hachette sul prezzo degli e-book. Un modo per rimarcare che le due inchieste hanno suscitato malumori internamente al New York Times, un diretto concorrente del Washington Post, comprato due anni da Jeff Bezos . Ma questo Carney, nel suo post, non lo ha ricordato.", "labels": [[2816, 2826, "Masculine of Professions (and grammatical mismatch)"], [2970, 2981, "Feminine article before surname"]], "id": 17}, {"words": "ANTONELLA RAMPINO 06/10/2015 \nÈ sul tavolo l’ipotesi che i Tornado italiani bombardino le postazioni dell’Islamic State in Iraq . Ma, rileva il ministero della Difesa, la cosa va valutata «assieme agli alleati» e, comunque, un’eventuale decisione «dovrà passare dal Parlamento». E un primo faccia a faccia c’è stato oggi a Sigonella tra il ministro della Difesa, Roberta Pinotti ed il capo del Pentagono, Ash Carter. Intanto, scoppia la polemica politica, con Beppe Grillo in prima linea: «è - sostiene - un’azione di guerra e come tale dovrebbe essere discussa e approvata dal Parlamento». Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, sottolinea che contro la minaccia del terrorismo fondamentalista «è necessaria la collaborazione di tutti. Iniziative unilaterali non riescono a risolvere ed affrontare adeguatamente il problema». \n\nChe caccia italiani bombardino nell’ambito di missioni internazionali non sarebbe una novità. È già accaduto negli anni scorsi in Libia, in Afghanistan, in Kosovo, nel Golfo Persico. Il ministero della Difesa, in mattinata, frena definendo le indiscrezioni «solo ipotesi da valutare e non decisioni prese». In serata al Tg1 il ministro ribadisce: «L’Italia nella lotta all’Isis c’è sempre stata, anche con gli aerei da ricognizione. Eventuali nuove esigenze verranno valutate, ma certamente passeranno al vaglio del Parlamento» . \nAnche il ministro Gentiloni sottolinea: ««La situazione in Iraq è aperta, c’è una discussione tra gli alleati sul modo migliore per partecipare all’operazione ma una cosa è certa: l’Italia non ha preso nuove decisioni sull’utilizzo dei nostri aerei e se dovesse prenderle il governo non lo farebbe di nascosto ma coinvolgerebbe come è ovvio e doveroso il parlamento. Lo ha detto il ministro degli esteri Paolo Gentiloni in audizione al Senato. \nServe infatti un passaggio parlamentare per dare il via alla missione “offensiva” e comunque, una volta dato l’ok, ci vorrà del tempo per riconfigurare e dotare degli armamenti adeguati i 4 Tornado attualmente dispiegati in versione Ids (per la ricognizione e la sorveglianza, dunque senza bombe) nella base del Kuwait nell’ambito dell’operazione “Inherent resolve” contro l’Isis. \n\nDa tempo Washington pressa gli alleati per ottenere un maggiore impegno operativo nella coalizione che sta contrastando il Califfato in Siria ed i Iraq, senza tuttavia ottenere i risultati sperati. L’Italia impiega 530 militari, 2 aerei senza pilota Predator e un velivolo da rifornimento in volo KC 767, oltre ai 4 Tornado. Ad Erbil (nel Kurdistan) e a Baghdad, inoltre, gli italiani stanno addestrando le forze di sicurezza curde (peshmerga). Ora potrebbe esserci la richiesta di un salto di qualità: raid dei caccia italiani contro obiettivi mirati in modo da supportare in maniera più decisa la resistenza dei peshmerga. \n\nUn primo scambio di idee tra il segretario alla Difesa Usa ed il ministro Pinotti c’è stato oggi a Sigonella e domani a Roma ci sarà il bilaterale vero e proprio focalizzato sulla coalizione anti-Isis . Solo pochi giorni fa a New York il premer Matteo Renzi aveva assicurato al presidente Usa Barack Obama un «sostegno risoluto sul fronte dell’azione antiterrorismo». \n\nL’ipotesi in campo ha, come accade sempre in questi casi, scatenato la polemica politica. «L’Italia - attacca Grillo - non può entrare in guerra senza che prima non ci sia stato un dibattito parlamentare, un’approvazione da parte del Parlamento e un’approvazione da parte del Presidente della Repubblica. Mattarella dove sei? Pacifisti con le bandiere arcobaleno dove siete finiti?». Per il capogruppo di Sel a Montecitorio Arturo Scotto «la ministra Pinotti non ha il potere di decidere se e dove bombardare, e quali regole d’ingaggio avere». Il presidente del Copasir Giacomo Stucchi (Lega), si preoccupa: «se i caccia italiani iniziano a bombardare in Iraq occorre elevare ulteriormente il livello di allerta» contro il rischio di attentati terroristici. Per il presidente della Commissione Affari esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini, «non esiste che il Governo assuma una decisione come quella preannunciata dal Corriere della Sera senza un via libera del Parlamento». alla newsletter Breaking news I più letti del giorno 06/10/2015", "labels": [[337, 348, "Masculine of Professions (and grammatical mismatch)"], [1154, 1165, "Masculine of Professions (and grammatical mismatch)"], [2878, 2889, "Masculine of Professions (and grammatical mismatch)"]], "id": 19}, {"words": "S i torna sempre lì, alle armi. Le sparatorie che avvengono ormai ogni giorno negli Stati Uniti hanno le cause più disparate, che certamente vanno affrontate, dall’instabilità mentale alla povertà, dall’odio razziale al terrorismo. Se però intanto togliessimo da questa equazione i 310 milioni di pistole e fucili che secondo le stime delle forze dell’ordine stanno nelle mani dei cittadini, il risultato cambierebbe. Le cause di fondo resterebbero, gravi e da risolvere, ma intanto per le strade ci sarebbero meno cadaveri, perché un pazzo col mitra è ovviamente più pericoloso di uno senza.", "labels": [], "id": 22}, {"words": "L’eccezionale ondata di maltempo che ha colpito il Sud d’Italia ha avuto il suo epicentro a Taranto . La città “dei due mari” è finita sotto una “bomba d’acqua” che ha bloccato la stazione ferroviaria e ha allagato interi quartieri, tanto che si è reso necessario l’utilizzo di barche e gommoni per soccorrere i cittadini rimasti intrappolati in uffici e in abitazioni al piano terra o negli scantinati. L’acqua non ha risparmiato lo stabilimento siderurgico Ilva: reparti allagati, impianti fermi, fabbrica evacuata con tantissimi disagi, alcuni operai intossicati per una fuga di gas. Ma il maltempo ha causato al Sud anche un morto. La vittima è un capo squadra Enel di 38 anni , rimasto folgorato a Benevento mentre eseguiva riparazioni su un traliccio dell’alta tensione.", "labels": [], "id": 28}, {"words": "I conti del Comune fanno acqua? Nessun problema, c’è un Klimt da vendere. L’idea è venuta al sindaco di Venezia Luigi Brugnaro . Niente d’ufficiale per ora, ma l’ipotesi di cessione di opere d’arte delle collezioni pubbliche per risanare i bilanci di Ca’ Farsetti potrebbe presto diventare realtà. «La situazione di bilancio di Venezia è nota a tutti, per cui certamente c’è la volontà di fare un approfondimento in questo senso» , ha spiegato il sindaco. E ha aggiunto: «In mancanza di altre risorse, la necessaria salvaguardia della città potrebbe anche dover passare attraverso la rinuncia ad alcune opere d’arte cedibili perché non legate, né per soggetto né per autore, alla storia della città». E oggi, sabato 11 ottobre, ha rilanciato: «Piuttosto di vedere scuole o biblioteche a pezzi faccio questa scelta: prima di morire guardando il quadro vendo il quadro».", "labels": [], "id": 33}, {"words": "Una manovra da ventisette miliardi di euro fatta di nuove spese e minori tasse, finanziata in deficit per tredici, con tagli alla spesa per cinque, il resto da nuove entrate. Il Consiglio dei ministri dà il via libera alla Legge di Stabilità che cancella Imu e Tasi, fa finire in canone Rai nella bolletta della luce e innalza l’uso del contante da 1.000 a 3.000 euro. \n \nSLITTA IL TAGLIO DELL’IRES \nMatteo Renzi sta ancora tentando di convincere Bruxelles a concedergli altri tre miliardi per finanziare l’anticipo al 2016 del taglio dell’Ires programmato per il 2017. «Si scrive legge di stabilità ma si pronuncia legge di fiducia - rivendica il premier al termine del Consiglio del ministri -. Il nostro destino non è a Bruxelles, a New York, a Pechino, è nelle nostre mani». «Non c’è nessuna fregatura - assicura -. Non solo le tasse non aumentano, ma vanno giù. Lo slogan di questa legge di stabilità è “Italia con il segno più”». \n \nLA SFIDA DEL PREMIER \nRenzi scommettere sul binomio tasse giù ed economia su. Un taglio «sorprendente» che non nasconde «fregature», assicura il presidente del Consiglio che, in 25 tweet, racconta la manovra approvata dal Consiglio dei ministri. Tutte le misure nascondo dalla convinzione, dice il premier, che la «fiducia» sia un elemento fondamentale e per questo, nonostante i dubbi di alcuni e gli esempi diversi anche in Europa, il governo ha scelto di dire addio alla Tasi: «ha un valore simbolico, evocativo», spiega Renzi. D’altro canto, difende l’architettura della manovra il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che pure lascia al premier illustrare la maggior parte delle norme, è vero che «si abbattono le tasse sulla prima casa ma anche quelle sulle imprese. Abbassiamo le tasse su tutto il campo». \n \nLE REAZIONI \nSpariscono Imu e Tasi. Nel menu delle tasse che scendono, trova poi posto il canone Rai: sarà in bolletta ma calerà dagli attuali 113 a 100 euro e poi a 95 euro. E, soprattutto, vengono disinnescate le clausole di salvaguardia che valgono quasi 17 miliardi e che se non neutralizzate avrebbero fatto aumentare Iva, accise sulla benzina e tagliato in modo lineare le agevolazioni fiscali. Al di là delle tabelle, assicura Renzi, «le coperture ci sono». Un’assicurazione che non convince le opposizioni: si è trattato solo di «una televendita», commenta il capogruppo alla Camera di Fi Renato Brunetta mentre per la Lega il premier «non ha più ritegno» e i grillini parlano di «sparate propagandistiche». Critiche poi continuano ad arrivare anche da sinistra, con Sinistra ecologia che si dice convinta che sia solo «un’operazione dal carattere elettorale» e Stefano Fassina che parla di «manovra berlusconiana», così come dal fronte sindacale: per la Cgil è infatti una «manovra con meno libertà e meno lavoro, meno lotta evasione e meno sanità», mentre la Cisl punta il dito sulle misure «del tutto insufficienti» per gli statali. \n \nCOMMENTO - Il premier e la scommessa della fiducia degli italiani ( Barbera )", "labels": [], "id": 40}, {"words": "«La domenica fate l’amore, non la spesa». Può suonare come una nuova versione dello slogan hippy per eccellenza, ma è l’ultimo appello lanciato sulla piattaforma internazionale Change.org al Ministero dello Sviluppo. Oggi in Italia un negozio può restare aperto anche ventiquattr’ore al giorno tutti i giorni dell’anno, senza nessuna limitazione: le nuove norme però sono tornate in discussione nella Commissione Industria del Senato e prevedono il ripristino della chiusura obbligatoria delle attività in occasione di dodici delle principali festività nazionali. \n \nSe le grandi catene di distribuzione criticano il tentativo di controriforma - e lo stesso hanno fatto la gran parte delle associazioni dei consumatori - non tutti i lavoratori del settore sono d’accordo, anzi. «Le aperture dei centri commerciali e dei supermercati la domenica e nelle festività civili e religiose si è dimostrato che non risolvono questa crisi economica che ci attanaglia già ormai da un decennio - si legge su Change.org -. Quindi è perfettamente inutile lavorare i festivi per chi ha famiglia o per chi si vuol divertire».", "labels": [], "id": 45}, {"words": "«La capitale, a meno di due mesi dall’inizio del Giubileo, ha la certezza solo delle proprie macerie», scrive l’ Osservatore Romano in un ampio servizio dedicato alle dimissioni del primo cittadino della capitale. Il quotidiano della Santa Sede registra «l’inedita unanimità» tra i media italiani nel ritenere “inevitabile” l’epilogo al quale si è arrivati con le dimissioni di Marino «caduto sotto i colpi di un’inesorabile serie di episodi che, a seconda dei casi, sono stati quanto meno qualificati come gaffes, gesti francamente inopportuni o superficialità». \n \nIn via informale dalla Segreteria di Stato è arrivata al Quirinale la «viva preoccupazione» per l’impreparazione al Giubileo. Commentando le dimissione del sindaco, il vescovo ausiliare di Roma Giuseppe Marciante a Radio Vaticana ha esortato a «dire con chiarezza come stanno le cose, perché la gente penso che ci abbia capito veramente poco sul perché Marino se ne siano andato, perché abbia dato le dimissioni. Bisogna fare chiarezza, dicendo perché è successo tutto questo. Certamente, poi, il Giubileo significa anche la moralità di una città». Sul fenomeno “Mafia Capitale” il vescovo si chiede: «È possibile che cambi il colore politico di una amministrazione, ma poi la macchina amministrativa sia sempre corrotta?». \n \nDal governo, in serata, è arrivata una buona notizia «Nei giorni scorsi sono stati resi disponibili ulteriori 30 milioni», ha annunciato il sottosegretario Claudio De Vincenti. Aggiungendo: «Siamo certi che Roma sarà pronta, per l’8 dicembre. Da parte del Governo ci sono il massimo impegno affinché il Giubileo sia un successo e il necessario sostegno a tutte le Istituzioni interessate all’evento». \n \nMa le cose da fare restano tante. Sui lavori per il Giubileo, monsignor Marciante aggiunge «il tema della viabilità, insieme al tema della viabilità anche quello della sicurezza di chi viene a Roma. Questi sono i due grandi problemi. Quindi i trasporti, a volte con mezzi fatiscenti, manutenzione quasi assente». E aggiunge: «Ho sentito che si vuole fare un piano di sicurezza e di decoro nelle stazioni, impedendo anche ai clochard di sostare nelle stazioni.Qual è l’alternativa?». Il quotidiano diretto da Giovanni Maria Vian si sofferma anche sulla vicenda degli scontrini: «Sulla vicenda delle spese sostenute presso alcuni ristoranti e alberghi della capitale a carico dei contribuenti, Marino non si è soffermato, se non per lamentare “una squallida e manipolata polemica” innescata dopo la sua decisione di rendere pubbliche le ricevute fiscali. Pubblicazione che, secondo gli esponenti di opposizione del Movimento 5 Stelle - registra ancora il quotidiano della Santa Sede -sarebbe stata presa invece solo per le pressioni da questi esercitate sul sindaco». \n \nIn Vaticano, malgrado tutto, si continua a ostentare tranquillità. «Perché preoccupazione?», risponde laconicamente l’arcivescovo Rino Fisichella, regista vaticano del Giubileo, al cronista che, all’ingresso dei lavori del Sinodo, gli chiede delle conseguenze della crisi amministrativa romana. «Sono problemi politici dell’Italia», aggiunge senza voler dare altri commenti. Ma all’apertura della Porta Santa mancano solo due mesi, e Roma, in attesa di legioni di pellegrini da tutto il mondo, ci arriva senza sindaco. Ripercorrendo la giornata di ieri nella quale sono maturate le dimissioni di Marino, il quotidiano della Santa Sede ricorda che «la decisione, che secondo la legge può ancora essere revocata entro venti giorni, è arrivata al termine di una giornata decisamente convulsa. A fare pressioni su Marino era stato in primo luogo il Partito democratico, che, a seguito di un confronto al vertice, ne aveva considerato conclusa l’esperienza al Campidoglio». \n \n«Lo scenario che ora si apre - osserva il quotidiano della Santa Sede - è in parte segnato dalle norme in vigore». Le preoccupazioni del quotidiano d’Oltretevere sono rivolte all’imminente Giubileo: «perché ora la capitale - a meno di due mesi dall’inizio del giubileo - ha la certezza solo delle proprie macerie. Di certo, c’erano le infiltrazioni mafiose anche nel sistema degli appalti, forti dell’appoggio di funzionari amministrativi fino a qualche mese fa intoccabili». «Di sicuro - osserva ancora il quotidiano della Santa Sede - c’è stato un velo oscuro sopra la gestione e la raccolta dei rifiuti e delle discariche mentre è evidente quanto i monumenti di Roma siano stati deturpati dai chioschi dei venditori ambulanti. A Roma non si riescono a liberalizzare e a rendere efficienti alcuni servizi essenziali, a partire dai trasporti pubblici. E la manutenzione delle strade fa sospettare che ci sia molto da indagare anche lì. Ma, sopra a tutto, c’è una sola grande certezza: Roma davvero non merita tutto questo». Nei giorni scorsi anche il quotidiano dei vescovi «Avvenire» ha bacchettato: «Marino in confusione: ha parlato e straparlato, pensi a ciò che deve (o non deve) dire e fare lui». \n \nTanti segnali di un progressivo deterioramento dei rapporti tra Campidoglio e Vaticano, impensierito sempre più dagli interventi su cui pesa la grave incognita dei tempi. Le parole pronunciate dal Papa con eloquente fermezza durante il volo da Filadelfia («Io non ho invitato il sindaco Marino. Chiaro? Io non l’ho fatto. Ho chiesto agli organizzatori, e neppure loro l’hanno invitato. Lui è venuto, lui si professa cattolico, è venuto spontaneamente. È stato così») non sono, insomma, il primo segno di tensione di Francesco nei confronti del primo cittadino, come dimostra un episodio risalente a quando papa Bergoglio aveva manifestato la sua irritazione contro il sindaco nel corso di una riunione a porte chiuse del Sinodo dei vescovi sulla famiglia del 18 ottobre dello scorso anno. Dopo una vivace discussione sul testo della Relatio Synodi, il Papa raccontò che il suo segretario il giorno prima, mentre lui era riunito col Sinodo, aveva ricevuto una telefonata del sindaco di Roma che voleva parlare con lui per annunciargli che avrebbe riconosciuto i matrimoni gay contratti all’estero. Quel giorno Marino aveva infatti registrato 16 matrimoni tra uomini e donne omosessuali siglati in altri Paesi. Il segretario aveva allora fatto notare al sindaco che il suo annuncio arrivava al termine di un Sinodo sulla famiglia e Marino aveva assicurato che era proprio per questo che lui ne voleva informare il Papa. «Si prende gioco di noi!», avrebbe allora esclamato Francesco davanti cardinali e vescovi del Sinodo. E diversi partecipanti a quella scena ricordano un Papa alquanto irritato. In tutto questo resta l’incognita-Giubileo e i possibili riflessi negativi per le dimissioni del sindaco.", "labels": [], "id": 51}, {"words": "Un durissimo atto di accusa delle Nazioni unite verso le autorità brasiliane getta un’ombra inquietante anche sulle prossime Olimpiadi: secondo il Comitato Onu sui diritti dell’infanzia la polizia starebbe uccidendo bambini e adolescenti per «ripulire» le metropoli, e soprattutto Rio de Janeiro, in vista dei Giochi del 2016. In base a informazioni raccolte dai media verde-oro, tra cui il quotidiano Estado de S.Paulo , il Comitato con sede a Ginevra ha appena pubblicato un allarmante rapporto sulla condizione della gioventù nel Paese sudamericano. Il tutto all’indomani della divulgazione del nono Annuario brasiliano di pubblica sicurezza, che pure ha mostrato un crescente aumento degli omicidi nel 2014: 58.559, contro i 55.878 registrati nel 2013. \n \nPer l’organo delle Nazioni unite, le forze dell’ordine sono direttamente coinvolte nell’«elevato numero di esecuzioni sommarie di bambini», spesso accompagnate dall’impunità dei responsabili. La violenza nei confronti dei minorenni sarebbe ancor più visibile a Rio de Janeiro, dove «esiste un’ondata di “pulizia” che mira alle Olimpiadi per presentare al mondo una città senza questi problemi», ha dichiarato la vice-presidente del Comitato, Renate Winter. Denunce di questo tipo - viene sostenuto - si sono moltiplicate in occasione dei mega-eventi sportivi organizzati nel Paese. \n \n«Abbiamo già visto episodi simili durante i Mondiali del 2014 e ora chiediamo che il fenomeno venga subito corretto per evitare che si ripeta», ha affermato il perito Onu, Gehad Madi. Sulla stessa lunghezza d’onda anche la consulente ecuadoregna Sara Oviedo, secondo cui le stragi di bambini in Brasile non sono una novità . «Ma abbiamo ricevuto informazioni concrete sul fatto che ora si tratta di un modo di “migliorare l’aspetto” del proprio territorio per poter ricevere manifestazioni internazionali», ha aggiunto l’esperta. \n \nPer l’Onu esiste una «violenza generalizzata» da parte della polizia , specialmente contro i “meninos de rua” e quelli che vivono nelle “favelas. «Siamo seriamente preoccupati», hanno dichiarato i membri del Comitato, che chiedono anche al governo brasiliano l’approvazione immediata di leggi che proibiscano la detenzione arbitraria dei bambini di strada. \n \nLa risposta delle autorità locali è stata affidata alla segreteria di Pubblica sicurezza . Attraverso una nota viene osservato che quello di Rio è il secondo Stato brasiliano ad aver ridotto maggiormente il tasso di omicidi di bambini e adolescenti tra il 2000 e il 2013, secondo quando illustrato dall’ultima Mappa della violenza realizzata su richiesta del governo federale.", "labels": [], "id": 59}, {"words": "Articolo tratto dall'edizione in edicola il giorno 10/10/2015 . Il lato oscuro della capitale, saltata come un tombino Esce nelle sale Suburra, un racconto iperbolico tra corruzione, ricatti e politica collusa che descrive l’incubo della Grande Bruttezza Piove su Roma, giorno dopo e giorno e fotogramma dopo fotogramma, sinché alla fine un tombino salta come un tappo, e l’acqua inonda Suburra per lavare via la sozzura, la corruzione, i ricatti, i morti ammazzati, le interclassiste associazioni per delinquere, i porporati coi boss e i boss coi parlamentari e i parlamentari coi cravattari: la smisurata foto di gruppo di mafia capitale. Ci preme la saga del tombino perché a Roma la buona amministrazione si misura in tombini, e cioè in tombini sturat... continua Mattia Feltri", "labels": [], "id": 65}, {"words": "Già nei sondaggi di quest’estate, sul nodo delle adozioni il Paese era spaccato, ora che il tema anima il dibattito, la percentuale dei contrari, per dirla con l’Ncd Sacconi, «prevale largamente»; e per uno sempre attento agli umori del Paese come il premier, già questo sarebbe elemento sufficiente per non procedere a strappi sulle unioni civili. Ma c’è pure il calendario che aiuta un rinvio a gennaio di una legge che Renzi è comunque determinato a portare a casa, altamente osteggiata però dai s... continua", "labels": [], "id": 72}, {"words": "Articolo tratto dall'edizione in edicola il giorno 24/10/2015 . Mattarella striglia le banche: “Serve più trasparenza” Ma il Presidente difende la “preziosa azione di vigilanza” di Bankitalia Se il governatore di Bankitalia non fosse appena finito sotto inchiesta, davvero in pochi avrebbero notato l’inciso quasi alla fine del discorso che ieri il Capo dello Stato ha rivolto a un gruppo di banchieri (Institut International d’Etudes Bancaires). Sarebbe passato inosservato, in quanto la «preziosa e fondamentale azione di vigilanza» evocata da Mattarella è, né più né meno, ciò che tutti ci attendiamo dalla Banca d’Italia e si suppone venga normalmente esercitata, insomma nulla di sensazi... continua ugo magri", "labels": [], "id": 78}, {"words": "L’arresto di Mario Mantovani fa tremare la giunta Maroni. Anche il Pd si appresta a presentare una mozione di sfiducia al governatore in Aula al Consiglio regionale della Lombardia. Mentre uno scambio di opinioni fra lo stesso Maroni e Matteo Salvini è avvenuto in mattinata a Palazzo Lombardia.\nDa inizio settembre Mantovani di fatto è un vicepresidente senza più poteri, se non quelli di curare i rapporti internazionali. Maroni gli aveva ritirato le deleghe pesantissime alla Salute in vista del riordino deciso con la legge di riforma del settore socio-sanitario. Ma il vicepresidente della Regione è stato per anni il luogotenente di Silvio Berlusconi nel partito in Lombardia. Sia con Forza Italia, dove milita dal 1994, sia con il Pdl.\nI consiglieri del Movimento 5 Stelle hanno fatto un blitz al convegno nella sala Biagi di Palazzo Lombardia (a cui avrebbe dovuto partecipare anche Mantovani) lasciando una cassetta di arance sul tavolo dei relatori, che hanno interrotto per un momento e poi ripreso la discussione. «Siamo garantisti ma il curriculum di Mantovani parla da solo», ha detto ai cronisti il consigliere Stefano Buffagni, e il capogruppo lombardo del Movimento, Dario Violi, è tornato a chiedere le dimissioni della Giunta Maroni. «Siamo pronti a governare», ha sottolineato.\nSilvio Berlusconi difende il suo fedelissimo: «Ci ha stupito molto questa inchiesta di cui non sapevamo nulla. Francamente conosciamo Mantovani come persona corretta e siamo in attesa di notizie». Il governatore della Liguria, Giovanni Toti, si limita a dire «sono garantista». Ma le opposizioni vanno all’accatto. «Nessuna discontinuità c’è stata nel passaggio dalla vecchia amministrazione, crollata proprio per indagini giudiziarie, alla giunta attuale», commenta il coordinatore del centrosinistra al Pirellone, Umberto Ambrosoli. Per Sel «sembra di rivivere l’era Formigoni»", "labels": [], "id": 84}, {"words": "Articolo tratto dall'edizione in edicola il giorno 16/10/2015 . Premiata ditta Quagliariello & co. Quando cambiare idea è un’arte L’ex alleato di Alfano era ex di Berlusconi, come De Girolamo. Del resto è sempre Silvio il maestro delle svolte e controsvolte Gaetano Quagliariello, che aveva lasciato Silvio Berlusconi per seguire Angelino Alfano al governo con Enrico Letta, e poi al governo con Matteo Renzi, adesso lascia Angelino Alfano perché con Matteo Renzi non si può più stare. Anzi, il problema di Alfano è che è troppo renziano. Non proprio uno scoop, e infatti ci è da poco arrivata anche Nunzia De Girolamo che aveva accolto Renzi proponendogli «un patto bipartisan e ideologicamente generazionale» contro «la vecchia politica e le solite facce c... continua mattia feltri", "labels": [], "id": 90}, {"words": "Articolo tratto dall'edizione in edicola il giorno 15/10/2015 . Quagliariello lascia la guida di Ncd. Alfano: “Io non trattengo nessuno” Il coordinatore pensa alla scissione e a un nuovo gruppo: “In questa alleanza rischiamo di diventare insignificanti” Caro Angelino, date le «differenze sul piano dell’analisi e della linea politica», meglio abbandonare l’incarico di coordinatore nazionale di Ncd. La lettera di Gaetano Quagliariello al leader Angelino Alfano si deposita leggera come un tornado sul partito degli alleati di Renzi. Dove da tempo covano malumori e risentimenti, e l’addio all’incarico annunciato da Quagliariello, a causa di una «sintesi che oggi, con franchezza, non scorgo», suona molto più come un anticipo di scissione che come una... continua francesca schianchi", "labels": [], "id": 96}, {"words": "Articolo tratto dall'edizione in edicola il giorno 22/10/2015 . Marino vuole un riconoscimento dal premier. Altrimenti potrebbe candidarsi alle primarie Il sindaco chiede che il lavoro iniziato a Roma venga portato avanti L’uomo più discusso d’Italia è tornato di buon umore. Nel suo studio del Campidoglio da due giorni Ignazio Marino si aggira di nuovo sorridente, racconta aneddoti, è come se si fosse liberato da un peso. Dopo essere stato “sfiduciato” da Matteo Renzi in persona e dopo essere stato oggetto di una «caccia» dei mass-media, che un intellettuale come Claudio Magris ha definito «una canea coatta e gregaria», da 48 ore Ignazio Marino si è rimesso in piedi: ricevuto dalla Procura di Roma ha potuto chiar... continua fabio martini", "labels": [], "id": 101}, {"words": "La Corte costituzionale “promuove” la legge Severino, in materia di incandidabilità e ineleggibilità dei condannati. La Consulta ha infatti giudicato «non fondata» la questione di legittimità costituzionale, sollevata dal Tar della Campania nell’ambito del caso di Luigi de Magistris.\nIl sindaco di Napoli, condannato in primo grado nel processo “Why not” per abuso d’ufficio, aveva chiesto l’annullamento della sospensione dall’incarico disposta nei suoi confronti dal prefetto. Successivamente la Cassazione ha ritenuto incompetente in materia il Tar e ha rimesso gli atti al giudice ordinario: il tribunale civile di Napoli, riassunto il giudizio, ha sospeso gli effetti del provvedimento prefettizio e permesso, al momento, a De Magistris di tornare a vestire la fascia di primo cittadino. La prossima udienza davanti al giudice civile è fissata per venerdì prossimo.\nLa Corte costituzionale - spiega una nota - ha giudicato non fondata la questione di legittimità costituzionale dell’art. 11, comma1, lett. a) del decreto legislativo n.235 del 2012, in relazione all’art. 10, comma 1, lett. c) dello stesso decreto legislativo, sollevata dal Tribunale Amministrativo della Campania, Sezione prima, in riferimento agli artt. 2, 4, secondo comma, 51, primo comma e 97, secondo comma della Costituzione.", "labels": [], "id": 109}, {"words": "Stefano Lepri 16/10/2015 \n«Bruxelles non ha alcun titolo per intervenire nel merito delle misure della legge di stabilità». Matteo Renzi a 24 Mattino su Radio 24 lo dice forte e chiaro. E aggiunge: «Se Bruxelles boccia la legge di stabilità noi glie la restituiamo tale e quale. Bruxelles non è un maestro che ci dice cosa fare. Basta con l’atteggiamento tafaziano di dire “ora Bruxelles ci boccia”. Anche perché l’Italia è l’unico paese a rispettare il tre per cento e il fiscal compact». \n\n\nMatteo Renzi, lasciando il Vertice Ue, ha usato toni durissimi nel censurare l’intervento del presidente del Consiglio Ue lo scorso 6 ottobre alla Plenaria di Strasburgo:«Da Donald Tusk sono venute frasi non rispettose nei confronti del popolo italiano». Tusk, esortando al rispetto di regole comuni, mise di fatto sullo stesso piano i Paesi dell’est Europa, Ungheria e Slovacchia, con quelli più impegnati nel soccorso di vite umane, come Italia e Grecia. \n\n«Credo che le frasi che Tusk ha utilizzato in Parlamento europeo non fossero le più idonee - ha detto il premier -, non tanto verso il governo italiano, ma verso il popolo italiano, che in questi mesi ha fatto un lavoro straordinario, che quotidianamente ha salvato centinaia, ormai decine di migliaia di persone». «Credo che le parole che sono scappate al presidente Tusk non sono state rispettose degli sforzi del popolo italiano - ha incalzato il premier -. E quando qualcuno tocca gli italiani, il presidente del Consiglio risponde e difende con umiltà, ma anche con orgoglio, un popolo che sta dando lezioni di generosità e di civiltà a tanti». \n\nAnche durante la riunione a porte chiuse, secondo quanto hanno riferito fonti europee, Renzi aveva richiamato Tusk su questo punto, osservando che non è stato opportuno mettere sullo stesso piano chi costruisce muri e chi salva vite umane in mare. Renzi avrebbe insomma cercato di chiarire questo dissapore . \nTuttavia Tusk, secondo quanto riferiscono fonti a lui vicine, avrebbe replicato, con tono pacato, di non aver mai parlato di muri o salvataggi in mare, ma di aver semplicemente invitato tutti al rispetto delle regole europee. Una precisazione che di fatto conferma le sue parole al Parlamento europeo. \n\nAnche quel giorno, citando esplicitamente gli ungheresi e gli slovacchi, a fianco dei greci e degli italiani, accomunò di fatto chi accoglie i profughi con il filo spinato a chi invece, come l’Italia, da molti anni - com’è riconosciuto da tutti in Europa - ha dimostrato tutto il suo valore e la sua umanità nel salvare vite umane in mare. Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla newsletter Breaking news I più letti del giorno 16/10/2015", "labels": [], "id": 115}, {"words": "Trasquera, frana nella notte sulla strada che porta a Bugliaga Isolate tre famiglie e alcuni turisti, la provinciale resterà chiusa fino a domani La frana caduta sulla strada per Bugliaga Guarda anche francesca zani TRASQUERA \nLastroni di roccia si sono staccati ieri notte dalla montagna nel comune di Trasquera in valle Divedro. La frana si è verificata sulla strada che porta alla frazione di Bugliaga, prima del ponte del Diavolo. Non ci sono stati feriti. Ad accorgersi un'auto che questa mattina alle è transitata sulla strada. \nLa Provincia ha ordinato la chiusura della strada, che, dopo la sistemazione e la messa in sicurezza, dovrebbe essere riaperta domani. Al momento sono isolate tre famiglie più le persone che in questi giorni si trovano nelle seconde case. Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alle newsletter LaStampa vai agli spettacoli #C2C 15 con La Stampa entra nel Safari Park di Pombia con La Stampa Leggi anche", "labels": [], "id": 121}, {"words": "Si è tenuta a Spotorno la prima gara dall’anno agonistico di ginnastica ritmica, categoria allieve. E già si sono distinte le ginnaste del Cerchio D’oro, scuola d’Imperia che l’anno scorso ha ottenuto brillanti risultati durante la stagione: Federica Iemmito e Angela Hasa hanno ben figurato nella categoria «Allieve 2 fascia», con i due esercizi richiesti a corpo libero e fune. Per la categoria «Allieve 1 fascia» è scesa in pedana la campionessa nazionale Cecilia Bartolozzi, atleta di Poggi, con l’esercizio a corpo libero e palla. Le allenatrici Mira Bakanaci, Andrea Violante, Karisa e Jasna Calzamiglia, Federica Bomparola e la coreografa Martina Falchi hanno iniziato la preparazione: li aspetta un anno ricco d’impegni agonistici.", "labels": [], "id": 126}, {"words": "Confindustria Cuneo sollecita i parlamentari della Granda e chiede un loro intervento per «il completamento dell’Asti-Cuneo, il disegno di legge sul contenimento del suolo e le agevolazioni per l’alluvione del 1994»\nVenerdì prossimo (30 ottobre) alle 15, nella sede di corso Dante 51 a Cuneo il presidente Franco Biraghi ha invitato tutti i parlamentari cuneesi per «individuare una comune linea d’azione su alcuni temi urgenti e fondamentali per l’economia del territorio provinciale e non solo».\nAncora: «Confindustria chiede a senatori e onorevoli eletti con i voti dei cuneesi un apporto costruttivo e la collaborazione per cercare di risolvere almeno tre grandi problemi che riguardano tutta la popolazione».", "labels": [], "id": 137}, {"words": "Sarà la libertà il tema che farà da filo conduttore nella seconda edizione di «Think Again», il festival del pensiero di Domodossola. Un ciclo di sei conferenze con personaggi del mondo del giornalismo, della cultura e del sociale. «Grazie ad un finanziamento di 2 mila euro della Fondazione Comunitaria abbiamo aumentato il budget rispetto alla scorsa edizione, con un impegno di spesa di 4.500 euro» spiega l’assessore Paola Modini. Si parte domenica alle 21, con lo scrittore Aldo Cazzullo, che presenterà il libro «Possa il mio sangue servire. Uomini e donne della Resistenza». Gli altri incontri si svolgeranno tutti alle 17,30. Il 14 novembre sarà la volta del filosofo Luciano Valle, che tratterà il rapporto uomo-natura, mentre il 28 interverrà Giuliano Banfi dell’Aned. Nell’incontro del 5 dicembre si parlerà invece di teoria gender con Roberta Dameno.\nGli ultimi due appuntamenti, il 12 e il 19 dicembre, avranno come protagonisti l’inviato de La Stampa Domenico Quirico, con le sue esperienze in Medio Oriente, e Giulia Baruzzo, che parlerà di mafie messicane. Tutte le conferenze si svolgeranno in cappella Mellerio. «Gli incontri prevedono una conferenza del relatore, seguita da uno spazio per il dibattito - continua Modini -. L’obiettivo è riuscire a coinvolgere i giovani con tematiche sociali. Per questo abbiamo scelto di organizzarli nel tardo pomeriggio». Al termine degli appuntamenti è previsto un buffet.\nPer realizzare questa edizione del festival, assieme all’amministrazione, alla Consulta giovanile e all’associazione «De Claritate Mentis», ha collaborato anche il nuovo presidio domese di Libera. Ingresso libero.", "labels": [[409, 420, "Masculine of Professions (and grammatical mismatch)"], [716, 720, "Generic Masculine/Unmarked Masculine"]], "id": 139}, {"words": "zaira mureddu magliano alpi \nLa baguette più lunga del mondo è di Magliano Alpi. Oggi la Pro Loco del paese, con gli Artigiani del Forno hanno realizzato un filone di 122,40 metri superando il precedente primato del supermercato vietnamita Big C Super Center. Il sogno è stato realizzato all’Expo di Milano. Alle 7,30 è iniziato l’impasto, alle 8,50 l’accensione del forno. Sei ore per la cottura e alle 15,30 l’ufficialità della vittoria. “Secondo il regolamento del Guinnes World Record sono stati rispettati tutti i criteri della ricetta francese, la cottura e la distribuzione in forma gratuita del pane farcito, in questo caso con la nutella”. Ha detto il giudice del GWR Lorenzo Veltri “Ed è anche buonissimo” ha aggiunto a microfoni spenti. Trenta i ragazzi della pro Loco di Magliano Alpi che hanno lavorato oggi con Bruno Dalmazzone, il panettiere che già dieci anni fa aveva cercato di conquistare il record del sandwich più lungo. “Un sogno realizzato oggi grazie alla Ferrero – dice il sindaco Marco Bailo presente a Milano - , che ci ha proposto di affrontare questa avventura”. “Oggi – ha detto Bailo – abbiamo dimostrato che nella botte piccola c’è il vino buono”. Per il colosso dolciario erano presenti il presidente di Ferrero Spa ambasciatore Francesco Paolo Fulci e l’amministratore delegato Frederic Thil. \nUn record anche per Nutella , fresca del titolo di “colazione più condivisa del mondo” ottenuto lo scorso 13 settembre. Dopo la conferma del titolo la baguette è stata affettata in oltre 2400 pezzi. Nutella e Magliano Alpi hanno superato il vecchio record di 111 metri detenuto dal supermercato Big C Supercenter (Gruppo Casino) in Vietnam – Dongnai, allestendo per tutta la giornata un evento dedicato ai suoi fan presso l’area dell’ingresso Roserio, (lato est) di Expo Milano 2015. A rendere possibile il primato , oltre ai panettieri italiani, anche sette “artisans boulangers” che hanno preparato l’imponente baguette seguendo la tradizionale ricetta francese. Presente per l’occasione anche il Presidente della Chambre Professionnelle des Artisans Boulangers Patissiers de Paris, con cui Nutella ha collaborato, segnando una volta di più la sua anima internazionale, già celebrata in occasione dell’evento “Buongiorno Entusiasmo” dello scorso 13 settembre dove 55 nazionalità diverse presenti a Expo Milano 2015 hanno condiviso, in un momento unico nella storia, il rito della colazione. \n\nTrenta i ragazzi della Pro loco che hanno lavorato con Bruno Dalmazzone, il panettiere che già dieci anni fa aveva cercato di conquistare il record del sandwich più lungo. “Un sogno realizzato oggi grazie alla Ferrero – dice il sindaco Marco Bailo presente a Milano - , che ci ha proposto di affrontare questa avventura”. “Oggi – ha detto Bailo – abbiamo dimostrato che nella botte piccola c’è il vino buono”. Per il colosso dolciario erano presenti il presidente di Ferrero Spa ambasciatore Francesco Paolo Fulci e l’amministratore delegato Frederic Thil. \nTi è piaciuto questo articolo? Iscriviti alle newsletter LaStampa vai agli spettacoli #C2C 15 con La Stampa entra nel Safari Park di Pombia con La Stampa Leggi anche", "labels": [], "id": 147}, {"words": "In Promozione a Ornavasso il Verbania 1959 è stato sconfitto 2-1 contro la Romentinese: i biancocerchiati sono passati in vantaggio subito con Progni, ma hanno subito il gol del pari nel finale di primo tempo. La rete decisiva è arrivata al 94’. Un punto per il Piedimulera che ha pareggiato 1-1 in casa contro il Villanova: il gol ossolano è stato segnato da Papa in rimonta. Pari anche per il Fomarco Pievese: è finita 0-0 in casa contro il Ponderano.", "labels": [], "id": 152}, {"words": "Tre pescatori sportivi sono stati colti in flagranza dagli equipaggi di due unità navali della Capitaneria di porto di Savona, intervenute congiuntamente nelle davanti a Varazze con a bordo una quantità di pescato superiore ai limiti consentiti (cinque chili ciascuno). I militari, coordinati dalla sala operativa, hanno accertato la cattura di esemplari di tonno rosso sotto misura, per un totale di una trentina di chili. I trasgressori sono stati quindi deferiti all’Autorità giudiziaria e rischiano l'arresto da due mesi a due anni o l'ammenda da duemila a dodicimila euro. Il tonno rosso è considerato dalla legislazione europea come specie tutelata e la cattura, in questo periodo, è molto nociva per la sopravvivenza della specie stessa, come sancisce il regolamento comunitario del 2009. 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Seguendo le disposizioni giudiziarie, tutto il pescato è stato devoluto in beneficenza alla Caritas diocesana di Savona.\nI fatti risalgono a ieri, alla conclusione di una giornata che ha visto la Capitaneria impegnata nei compiti di vigilanza della pesca e che proseguirà con l’attività di controllo di tutta la filiera a tutela del consumatore e preservare il patrimonio ittico del golfo. «Queste operazioni sono mirate a sorvegliare il prezioso e delicato equilibrio dell’ecosistema ambientale marino contrastando chi, con condotte illegali, minano la conservazione oltre a danneggiare gli altri operatori che svolgono la propria attività rispettando le leggi».", "labels": [[938, 949, "Generic Masculine/Unmarked Masculine"]], "id": 157}, {"words": "Soccorso alpino, da Garessio alla Dolomiti Rescue Race La squadra di volontari della XVI Delegazione si è classificata quarta Guarda anche c. v. garessio \nNello scenario delle Dolomiti del Cadore, nel massiccio del Monte Antelao, si è tenuta la quinta edizione della Dolomiti Rescue Race, l’unica manifestazione nazionale e internazionale riservata ai componenti del Soccorso Alpino, con prove tecniche e di resistenza. 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Una raffica di verifiche che hanno interessato anche i documenti di guida degli autisti e che sono scaturite da un episodio accaduto domenica mattina quando è stato fermato un pullman, a Sanremo, per essere controllato, e si è scoperto come mancasse del collaudo. I passeggeri sono stati fatti scendere e l’autista è stato multato con 169 euro e si è visto decurtare di alcuni punti la patente. Non solo: il mezzo è stato sottoposto a sequestro. Una notizia che ha dell’incredibile se si pensa che la Riviera Trasporti è dotata di un impianto per i collaudi, al punto che ciò viene reclamizzato come un servizio a disposizione degli automobilisti, e che un ingegnere viene due volte la settimana a ispezionare i mezzi. Una dimenticanza? Possibile? Anche questa mattina uno degli autisti è stato multato perchè sull’autobus non c’era un documento. Ovviamente sono stati grandi la sorpresa e lo sconcerto tra i dipendenti. Non solo: a causa dei controlli ci sono stati dei ritardi. 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La potatura, in via don Minzoni, proseguirà in questi giorni sugli alberi lato mare, con un nuovo restringimento della strada all’altezza del semaforo di corso Ricci.", "labels": [], "id": 173}, {"words": "Paulo Sousa (agf) ROMA - Dopo la bella vittoria della Juventus con il Siviglia in Champions League, la tre giorni europea si conclude con le partite della seconda giornata dei gironi della prima fase. Si parte con Belenenses-Fiorentina - con i viola, reduci dal poker all'Inter, chiamati a riscattare il ko interno con il Basilea del primo turno, e Lazio-Saint Etienne : i biancocelesti, beffati in Ucraina nel recupero (1-1 con il Dnipro) vogliono i tre punti. Alle 21.05 Legia Varsavia-Napoli .", "labels": [], "id": 180}, {"words": "Assalto a due portavalori intorno alle 8,30 di mattina, ora di punta. Nel mirino dei banditi i furgoni di un istituto di vigilanza, nella zona industriale di Bari. 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Si chiama Cow Tour ed è l'iniziativa di Compassion in World Farming (CIWF) per attirare l'attenzione dei cittadini e delle istituzioni sulla crudele pratica del trasporto a lunga distanza di animali vivi. La mucca di plastica viaggerà attraverso l'Europa e tutti potranno aderire alla campagna di sensibilizzazione firmando direttamente sull'istallazione. L'iniziativa farà tappa a Roma mercoledì 21 ottobre in Piazza della Costituente. Le mozioni sul benessere animale approvate in Senato lo scorso 5 maggio includono impegni concreti per il Governo, perché promuova nelle sedi competenti l'adozione degli standard necessari a garantire la tutela degli animali da allevamento e, in particolare, per porre fine alle sofferenze che affrontano durante i trasporti, dall'Europa a paesi terzi.", "labels": [], "id": 198}, {"words": "Il fuoriclasse portoghese ha messo a segno un altro record, questa volta fuori dal campo: su Instagram ha infatti superato Neymar nel numero di followers (33,5 milioni contro i 33,2 del brasiliano del Barcellona). 107 milioni di fan su Facebook, 38,3 su Twitter e ora anche il primato sul social network dedicato alle fotografie: anche i social hanno il loro nuovo Pallone d'oro. Ronaldo è diventato recentemente il più prolifico cannoniere della storia del Real Madrid superando una leggenda come Raul. 324 gol, la maggior parte dei quali vere e proprie prodezze che l'hanno consacrato come uno dei migliori calciatori di sempre", "labels": [], "id": 206}, {"words": "DANIELA Bellingeri se ne è andata per un tumore a 53 anni. Per tutti noi la sua scomparsa è un dolore acuto, intenso. Lei è stata per decenni la nostra vivacissima, intelligentissima 'spalla', l'anima dell'archivio di Repubblica quando non c'era Internet, quando era la ricerca cartacea a dominare, quando dallo scambio con Daniela e i suoi colleghi dipendeva la qualità e la ricchezza di informazioni fornite ai lettori. Daniela era una persona intellettualmente vivace, colta, amava la musica e la poesia. Laureata in storia greca, è approdata al giornale nel 1989, diventando subito l'interlocutore cui affidarsi, anche, in certi casi, aggrapparsi, quando arrivavano richieste di pezzi impossibili a ore impossibili. Lei era la nostra 'complice' e alleata. Con il sorriso, con quel suo musetto dolce e furbo, gli occhialetti, la sigaretta in bocca, quella voce bassa, calda, sproporzionata rispetto al corpo esile.\n Inchieste giudiziarie (con Peppe D'Avanzo), politica estera, cronaca, sport: lei sapeva dove e cosa cercare. Una certezza, una colonna, dicono di Daniela in queste ore. Quel lavoro silenzioso per cui nessuno, in un mondo di cinismo imperante, ti dà una medaglia e, però, lei aveva ironia e generosità e le piaceva 'regalare' la sua capacità e le sue intuizioni ai colleghi. Il progressivo avanzare dei supporti tecnologici aveva tolto centralità al suo mondo ma, contemporaneamente, certificato quanto insostituibili e preziosi siano sempre i contatti umani, il confrontarsi fisicamente sulle cose, oltre la banalità 'oggettiva' delle informazioni precotte, laicamente pronti a ricevere un'altra lettura degli eventi e cambiare idea, all'occorrenza.\nCosì molti di noi hanno continuato a 'saccheggiare' la disponibilità e la cultura di Daniela, e anche a condividere i racconti, sempre stringati e autoironici, del suo mondo privato, ricco come lei: Luigi, il compagno musicista che la portava in campagna, l'amore per il sole e il mare, la Sardegna, Ventotene, la Grecia dei suoi studi, i suoi interessi universitari, mai archiviati, che l'avevano portata a scoprire, in sintonia con le ricerche di Cavalli Sforza, le radici genetiche degli italiani e il Dna etrusco in particolare, la passione per i cantautori come Claudio Lolli e il suo Ho visto anche degli Zingari felici .\n E poi tutti sapevano di Jazz, il cane adorato, un bastardo raccolto chissà dove che Daniela ha trattato come un principe. Quando, negli ultimi anni, Jazz aveva difficoltà a camminare, lei, piccolina, se lo prendeva in braccio e si faceva tutte le scale di casa per non farlo affaticare. Questo era Daniela: \"Una straordinaria, indimenticabile, carissima collega\". Rubo le parole a Sebastiano Messina. E anche il ricordo di Emanuela Audisio: \"Quando non c'era Internet, l'archivio era tutto: una spalla per sapere, per avere conferme, per uscire dal buio, pure se stavi nella steppa in Mongolia, anzi soprattutto se stavi lì. Daniela e tutti gli altri c'erano. Io non sapevo (e non so) ma sapevo che lei sapeva. Ogni cosa è illuminata, pure i dolori nei giorni di pioggia\".\n La ricorderemo oggi, alle 11, al Tempietto Egizio. Grazie Daniela per quello che ci hai dato. E non è retorica. Un bacio sulla fronte. Tags Argomenti: lutto scomparsa Protagonisti: daniela bellingeri", "labels": [[152, 163, "Asymmetric usage of adjectives"], [183, 191, "Asymmetric usage of Tropes and Tone (Methaphors, Simile, Metonymy, Sineddoche, Euphemism ...)"], [464, 470, "Asymmetric usage of adjectives"], [586, 601, "Generic Masculine/Unmarked Masculine"], [738, 748, "Asymmetric usage of Tropes and Tone (Methaphors, Simile, Metonymy, Sineddoche, Euphemism ...)"], [788, 796, "Diminutives/Hypocorisms"], [797, 802, "Asymmetric usage of adjectives"], [816, 827, "Diminutives/Hypocorisms"], [852, 910, "Usage of physical characteristics to describe and present women"], [911, 916, "Asymmetric usage of adjectives"], [1100, 1110, "Asymmetric usage of adjectives"], [1233, 1243, "Asymmetric usage of Tropes and Tone (Methaphors, Simile, Metonymy, Sineddoche, Euphemism ...)"], [1706, 1720, "Asymmetric usage of Tropes and Tone (Methaphors, Simile, Metonymy, Sineddoche, Euphemism ...)"], [1901, 1911, "Asymmetric usage of verbs"], [2487, 2496, "Diminutives/Hypocorisms"]], "id": 212}, {"words": "ROMA - Il 42% delle imprese italiane ha cominciato a inserire nei conti la variabile ambiente diminuendo l'impatto della produzione o dei servizi. È quanto emerge dalla prima relazione sulla green economy in Italia elaborata dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile. Lo studio sarà presentato il 3 novembre all'apertura degli stati generali della green economy, a Ecomondo .\nAlla percentuale si arriva sommando le imprese \"core green\", quelle che sono nate con un'impostazione legata ai valori ecologici, e quelle \"go green\", che stanno virando verso una maggiore attenzione alle priorità ambientali. Al primo profilo corrisponde più di un quarto delle imprese italiane: il 27,5% delle aziende produce beni o servizi di elevata valenza ambientale.\nAppuntamento ecologico a Parigi: un'amicizia può salvare il pianeta\nIn questo gruppo troviamo un'alta percentuale di imprese agricole (40,6%) e un buon numero di aziende nel settore dell'industria (35,4%). Notevole l'exploit dell'edilizia (38,8%), rivelatore di un settore in profondo cambiamento: spinto dalla crisi, sta passando dal vorace consumo di territorio a una ristrutturazione spesso mirata alla qualità e all'efficienza energetica. Buona anche la presenza delle aziende nel campo dei servizi (12,8%), mentre al 19,5% si collocano trasporti, immobiliari, servizi finanziari.\nLe \"go green\" invece valgono il 14,5% del totale delle imprese. Il numero più alto è nell'industria (25,8%). Un po' distaccati gli altri settori con un 16,7% delle imprese del commercio degli alberghi e della ristorazione, un 15,5% dell'agricoltura, un 12,6% dell'edilizia. Le imprese impegnate in campo ambientale vantano buone perfomance sia dal punto di vista dell'occupazione che da quello della competitività. Il 19,8% delle imprese core green e il 26,5% delle imprese go green esporta, contro una media del 12% delle altre imprese.\n\"Mettendo assieme le core green e le go green\", sottolinea Edo Ronchi a nome del Consiglio nazionale della green economy, \"si arriva al 42% del totale delle imprese italiane: è un dato che non sorprende chi opera in questo mondo, che è cresciuto fortemente negli ultimi decenni. Ma che farà discutere perché tanti, nel campo dell'informazione e della politica, non si sono ancora resi conto della misura della trasformazione in atto\".\nIl rapporto non fotografa solo risultati positivi. I numeri rendono anche evidente il collasso occupazionale del settore delle fonti rinnovabili, azzoppato da continui ripensamenti sugli incentivi che, in assenza di ogni programmazione, hanno fatto fallire molte imprese e scoraggiato gli investimenti. Un percorso opposto a quello dei tedeschi che hanno programmato la diminuzione degli incentivi permettendo al sistema industriale di organizzarsi.\nNel 2014 in Italia c'è stato un calo del 71% degli investimenti in rinnovabili provocato dal taglio retroattivo degli incentivi. Il rallentamento era iniziato nel 2013, ma nel 2014 si è registrato un vero e proprio crollo che, secondo i dati provvisori dei primi mesi, è proseguito anche nel 2015. Le perdite maggiori hanno riguardato il fotovoltaico (da 9.303 megawatt nel 2011 a 424 megawatt nel 2014) e l'eolico (da 1.183 megawatt nel 2012 a 142 megawatt nel 2014).\nDopo aver guadagnato molte posizioni in pochi anni nel campo delle rinnovabili, il rischio ora per l'Italia è di perdere il passo dell'innovazione in campo energetico proprio mentre ci si attende un'accelerazione a livello globale, sotto la spinta della necessità di rallentare il cambiamento climatico provocato dall'abuso di combustibili fossili. Per questo le 64 associazioni di impresa che aderiscono al Consiglio nazionale della green economy hanno chiesto maggiore coerenza nella programmazione del futuro energetico e hanno firmato un appello per arrivare a una conclusione positiva della conferenza Onu che si aprirà il 30 novembre a Parigi . Tra gli obiettivi \"una riforma della fiscalità ecologica, introducendo una carbon tax ed eliminando i sussidi dannosi per l'ambiente, a cominciare da quelli alle fonti fossili, stimati dall'Agenzia internazionale dell'energia, a livello mondiale, in 510 miliardi di dollari nel 2014\".\n Tags Argomenti: ambiente green economy Ecomondo conferenza parigi ecologia fotovoltaico energia rinnovabile rinnovabili Protagonisti: edo ronchi", "labels": [], "id": 214}, {"words": "Li ha nutriti e benedetti, poi li ha restituiti alla libertà. Maha Chakri Sirindhorn, principessa della Thailandia, è la regina degli elefanti. Durante la cerimonia per la messa in libertà di sei esemplari, nella provincia di Lopburi, Maha ha fotografato gli animali. L'amore della principessa per i pachidermi iniziò quando il nonno, un guaritore tradizionale, ricevette un cucciolo di elefante come pagamento per aver salvato la vita di un uomo. Da quel momento, Maha è diventata la donna che sussurra agli elefanti", "labels": [[235, 239, "Asymmetric usage of names, surnames and titles"], [465, 469, "Asymmetric usage of names, surnames and titles"]], "id": 221}, {"words": "Ricordate l’Ingegner Cane? È il personaggio lanciato dal comico Fabio De Luigi una decina di anni fa, l’uomo che con l’elmetto giallo cercava di spiegare come fosse possibile far entrare una pera in una bottiglia o come avrebbe costruito il ponte sullo Stretto di Messina con i pezzi dell’Ikea. Da quella mitologica figura, non si è mai smesso di prendere in giro uno dei lavori più amati (e richiesti) in Italia: l’ingegnere. Così, sui social network e nei forum sono nate pagine e discussioni che raccolgono le foto di assurdi, inutili e insicuri manufatti ipoteticamente attribuibili proprio agli ingegneri. In questa fotogallery la raccolta della divertente pagina Facebook “ Fidati di me, sono un ingegnere ” che riceve quotidianamente segnalazioni di ogni tipo dai suoi oltre 200mila follower", "labels": [], "id": 223}, {"words": "Basta iscriversi, il servizio al momento è gratuito. Il progetto pilota per ora è in collaborazione con i Co.re.com delle Regioni Lazio, Marche e Abruzzo: i cittadini potranno segnalare contenuti lesivi", "labels": [], "id": 229}, {"words": "ANKARA - Le forze armate della Turchia hanno riferito che l'aviazione ha abbattuto un drone che aveva sconfinato in territorio turco dalla Siria. Le forze armate in precedenza avevano parlato di un jet e avevavo dichiarato che l'abbattimento era avvenuto dopo che il velivolo era stato avvertito tre volte, in linea con le regole d'ingaggio di Ankara. Nei giorni scorsi la Turchia aveva denunciato la violazione del suo spazio aereo da velivoli russi e aveva più volte minacciato di reagire a ripetuti episodi di \"disturbo\" del volo di suoi jet da parte di aerei provenienti dalla Siria.\nIntanto le forze siriane stanno avanzando a sud di Aleppo, coperte dall'aviazione russa. \"L'esercito siriano ha lanciato oggi un nuovo fronte e sta avanzando per prendere il controllo dei villaggi di Abteen e Kaddar\", situati circa 15 chilometri a sud della seconda città siriana, ha detto oggi il presidente dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, Rami Abdel Rahman.\nSecondo l'ong, nelle ultime 24 ore l'aviazione russa ha messo a segno \"decine\" di attacchi nell'area a sud di Aleppo, controllata da diversi gruppi armati, tra cui jihadisti e il fronte al Nusra, affiliato ad al Qaeda. Da quando Mosca ha lanciato i raid aerei a sostegno del regime di Damasco, il 30 settembre scorso, l'esercito siriano ha lanciato attacchi contro i ribelli in almeno quattro province: Homs e Hama, nel centro del Paese, Aleppo a nord e Latakia lungo la costa. Ieri, l'esercito siriano ha lanciato un'offensiva a nord della provincia di Homs con la copertura aerea di Mosca. Stando al bilancio delle vittime diffuso oggi dalla Ong, \"otto bambini, 22 donne e 13 uomini civili sono rimasti uccisi in scontri, bombardamenti e raid\", oltre a 17 combattenti. Tags Argomenti: siria turchia Russia Stato Islamico-Is terrorismo Protagonisti:", "labels": [], "id": 234}, {"words": "ROMA - \"Ora basta. Marino se ne deve andare e senza condizioni, senza trattative, senza buonuscite\". Ieri mattina la telefonata definitiva tra Matteo Renzi e Matteo Orfini , commissario del Pd a Roma, si conclude così. \"È finita e forse era meglio che finisse anche prima\". I due sono sulla stessa lunghezza d'onda. Insieme avevano deciso di tenere in piedi il sindaco fino alla fine del Giubileo per votare nel 2017, con una sostanziale sovrapposizione del partito e dei suoi uomini nella gestione del Campidoglio. Ma la situazione è precipitata: con le parole di Papa Francesco e con la vicenda degli scontrini di \"rappresentanza\".\nI tempi più brevi, con il voto in primavera accanto alle consultazioni di Milano, Napoli, Torino e Bologna, ha cambiato in corso la strategia del premier e del Pd capitolino. Renzi, già da alcune settimane, ha una lista di nomi per il prossimo candidato a sindaco, però non pensava di doverla tirare fuori subito. Soprattutto in questo contesto. Si parte da una certezza: non si faranno le primarie. La linea è: abbiamo già combinato troppi pasticci, non aggiungiamone altri. \"Non ci sono le condizioni politiche per andare ai gazebo. Punto\", dice un renziano. Ma l'argomento pubblico, quando partirà il tormentone primarie sì-primarie no, sarà diverso. \"Con il Giubileo in corso sarebbe davvero singolare fare anche una competizione interna\", dicono a Palazzo Chigi. Evitare altri guai, altre tensioni è la parola d'ordine visto che sarà già difficilissimo trovare un candidato competitivo. Per il momento infatti non c'è la solita corsa a mettersi in mostra per partecipare. Il contrario semmai. Si assiste in queste ore a un fuggi-fuggi generale.\nIl sindaco lascia, la giornata più lunga di Marino\nRenzi si muove con due schemi. Un nome della società civile, capace di mascherare i problemi del Pd e di non farsi sfiorare dal processo di Mafia capitale che a maggio, mese del voto, sarà in pieno svolgimento con due udienze a settimane e una sfilata di politici come imputati o come testi. O un dirigente politico puro in grado di affrontare la battaglia onorevolmente anche con la prospettiva, al momento, di una sconfitta probabile. Nel primo caso la scelta del premier è caduta da tempo sul prefetto Franco Gabrielli . Ma l'ex capo della Protezione civile ha detto di no, in maniera definitiva. E ha parecchi argomenti per motivare il rifiuto. Fino a novembre 2016 sarà il supercommissario al Giubileo e dopo si prepara a occupare la poltrona di capo della Polizia. Nel secondo caso l'uomo giusto, secondo il premier, è Roberto Giachetti . Ma il no del vicepresidente della Camera è altrettanto netto e irrevocabile.\nRoma, il totonomi Pd per il successore di Marino\nAllora si affacciano altre soluzioni. Tra i tecnici spunta Mauro Moretti , amministratore delegato di Finmeccanica, però Renzi ci pensa perché \"non possiamo spostare i pilastri di un sistema\". Per una partita dall'esito, come dire, incerto poi. In pista c'è anche Giovanni Malagò , attuale presidente del Coni, ma le sue chance vanno verificate e già nei prossimi giorni il Pd chiederà sondaggi a tutti per capire i margini dei nomi in ballo e del partito stesso. Con Alfio Marchin i, Renzi si è incontrato in gran segreto una volta, proprio grazie alla \"mediazione\" di Malagò. Non è scattato un vero feeling e Marchini ha lasciato capire che il suo obiettivo è fare il candidato unitario del centrodestra con buone chance di arrivare al ballottaggio. È in campo anche Alfonso Sabella , l'ex assessore alla Legalità. E sullo sfondo l'ipotesi di un abboccamento con Luca di Montezemolo .\nL'altro nome politico è Paolo Gentiloni . Fare il sindaco di Roma è il suo sogno, ma risale a prima della nomina al ministero degli Esteri. Oggi agli amici Gentiloni ripete \"non ci penso proprio\" ma qualche elemento in più di valutazione potrebbe convincerlo a buttarsi. Matteo Orfini si chiama fuori anche perché, ha spiegato, \"con Renzi siamo d'accordo, sarò io con il segretario a gestire la partita\". Ma come regista. Gira il nome di Fabrizio Barca ma ha maggiori possibilità Marianna Madia . Fu la prima a denunciare il marcio del Pd romano ma oggi fa il ministro della Pubblica amministrazione e come altri non sembra felice di buttarsi in un'impresa abbastanza disperata. Se ci fossero problemi con queste scelte, sarà fatto un tentativo con Linda Lanzillotta o, cercando un candidato di sinistra che annulli problemi con gli alleati, con Walter Tocci . Senatore dissidente, duro e puro, ma molto stimato da Renzi.\nPer il momento, Renzi tace. Lo fa in maniera ostentata nel suo giro in Emilia, dove è arrivato nel pomeriggio, a distanza di sicurezza dalle beghe del Campidoglio. Una scelta che ha tutto il sapore di essere voluta, cercata. E che lo tiene lontano per 24 ore dalla confusione romana. Tags Argomenti: Dimissioni Marino Protagonisti: ignazio marino Matteo Renzi matteo orfini", "labels": [[468, 483, "Generic Masculine/Unmarked Masculine"], [4150, 4161, "Masculine of Professions (and grammatical mismatch)"]], "id": 242}, {"words": "ROMA - L'imprevedibile Marino e il Pd. La guerra di nervi che va avanti da settimane è lungi dall'esser conclusa. Al di là degli annunci di dimissioni infatti, ai piani alti del Pd cresce l'ansia per un possibile colpo di coda del sindaco. E di certo lo scarno comunicato con cui ieri Marino ha annunciato che le sue dimissioni diverranno irrevocabili \"nell'arco dei venti giorni successivi\" non ha contribuito a rasserenare gli animi. Qual è il piano del primo cittadino? Marino, raccontano, si è impuntato su quello che solo apparentemente può sembrare un dettaglio: vorrebbe partecipare da sindaco ancora in carica alla prima udienza del processo di Mafia Capitale, in calendario per il 5 novembre. \"Un processo storico\", lo ha definito nel suo videomessaggio , a cui il comune si presenterà come parte civile \"su mia iniziativa\". A Renzi, nell'incontro di venerdì, Matteo Orfini ha riferito della brusca telefonata avuta con il sindaco. Di fronte alle insistenze sul voler prendere parte all'udienza ancora in carica e con la fascia tricolore, il commissario romano e presidente del Pd gli avrebbe offerto una via d'uscita: \"Questo non si può fare, ma ti garantisco che al processo potrai comunque partecipare come esponente del Pd, visto che anche il partito si costituirà parte civile\". Un compromesso lasciato cadere dal sindaco: \"No grazie, così non mi interessa\" (...)\nPotrebbe quindi decidere di ripensarci, annunciando un clamoroso dietrofront e la volontà di proseguire \"nell'opera di risanamento iniziata\" con chi ci sta. A quel punto sarebbe troppo tardi per fermarlo e il nugolo di telecamere di fronte al tribunale di piazzale Clodio diverrebbe il palcoscenico per la resurrezione del Marino n.2, il \"moralizzatore\", contro la degenerazione \"clientelare\" e \"mafiosa\" del Pd romano.\nL'ARTICOLO INTEGRALE SU REPUBBLICA IN EDICOLA O SU REPUBBLICA+\n Tags Argomenti: Dimissioni Marino Protagonisti: ignazio marino Matteo Renzi matteo orfini", "labels": [], "id": 244}, {"words": "\"Non buttateci fuori dalla casa dello studente o almeno posticipate la nostra uscita forzata\". I ragazzi che vivono nella residenza universitaria Caponnetto di Novoli si sentono come sfrattati da quelle che per anni sono state le loro stanze. \"Per colpa dei nuovi criteri di calcolo che combinano l'Isee alle proprietà immobiliari delle famiglie e al conto in banca siamo diventati tutti più ricchi e non ce ne siamo accorti - racconta una ragazza che vive nella casa dello studente Caponnetto - molti di noi entro il 15 ottobre dovranno lasciare il loro letto, dire addio alla borsa di studio e alla gratuità della mensa\". Non potendo più contare su questi aiuti e per non gravare troppo sulle famiglie, in molti saranno costretti a cercare un lavoro o a fare i pendolari. Secondo Marco Moretti, presidente del Dsu, l'agenzia regionale per il diritto allo studio universitario, gli esclusi in tutta la Toscana potrebbero essere circa 800 , ma i ragazzi parlano di cifre ben più alte. I dati certi saranno disponibili solo dopo l'uscita delle graduatorie definitive.\n\nIntanto, gli studenti e le studentesse di Caponnetto, lanciano un appello chiedendo \"un incontro ufficiale con i dirigenti responsabili del Dsu Toscana, la proroga dei tempi di uscita dagli studentati, il reinserimento immediato di tutti gli ex-beneficiari che hanno perso la borsa di studio, il posto alloggio e la contribuzione ridotta a causa del nuovo Isee\". Tra le richieste anche la rivalutazione delle soglie Isee e Ispe per l'accesso ai benefici del Dsu e la riapertura del bando 2015/2016 per non escludere le matricole a causa dei nuovi criteri di calcolo.\n\nDomani alle 16 il Collettivo di Scienze politiche e La Polveriera Spazio Comune hanno chiamato a raccolta tutti gli studenti universitari per un'assemblea che si svolgerà alla mensa di Sant'Apollonia e durante la quale verrà affrontata la questione Isee. Fin dalla mattina gli studenti si uniranno alla manifestazione contro la violazione del diritto allo studio e contro la \"buona scuola\" prevista a partire dalle 9 in piazza San Marco. La protesta, sostenuta dalla Rete degli Studenti Medi, oltre a varie sigle studentesche universitarie, ci sarà anche nelle altre città toscane, in contemporanea con la mobilitazione nazionale. Anche gli Studenti di Sinistra di Firenze, insieme a Sinistra Per... di Pisa e Link Siena, lamentano l'esclusione di molti borsisti e chiedono un intervento immediato: \"Sul livello toscano è necessario il contributo di tutte le realtà coinvolte (Ardsu, Atenei, Comuni, Regione) per porre rimedio alla situazione insostenibile di tutti quegli studenti che si sono visti ingiustamente negare le borse e rischiano di non poter continuare i propri studi. E' necessario approntare strumenti sostanziali di tutela immediata rivolti a chi perde la borsa per il fittizio aumento dei valori reddituali e patrimoniali: esentare questi studenti dalla contribuzione universitaria e ampliare lo strumento della borsa servizi in senso estensivo (innalzando le soglie) ed intensivo (incrementando il beneficio)\". Tags Argomenti: toscana firenze isee dsu università Protagonisti:", "labels": [], "id": 250}, {"words": "Unioni civili: il Comune di Carini dice sì al registro delle coppie di fatto Il consiglio comunale ha approvato una mozione presentata dal gruppo \"L'Altra Carini\". Operativo entro due mesi 24 ottobre 2015 Notifiche Via libera a Carini, comune nel palermitano, al registro delle Unioni civili per le coppie omosessuali ed eterosessuali. Il consiglio comunale ha approvato una mozione presentata dal gruppo \"L'Altra Carini\" che prevede l'attuazione del registro, che sarà pienamente operativo nel giro di due mesi. Potranno iscriversi tutte le coppie di fatto, sia etero che gay, residenti nel comune di Carini. In questo modo potranno usufruire di tutti i servizi comunali fino a ieri riservati esclusivamente alle coppie sposate: possibilità di entrare a far parte della graduatoria per l'assegnazione delle case popolari, agevolazioni su Imu e Tasi e tutti i benefici previsti dal Comune a favore delle famiglie tradizionali, loro negati sino a questo momento.\"Dopo una dura battaglia con gli esponenti del mondo cattolico in Consiglio comunale, siamo finalmente riusciti ad approvare un atto che dà uguali diritti a tutti gli abitanti di Carini, siano esse coppie sposate, di fatto od omosessuali - commenta il vicepresidente del Consiglio comunale Vito Bortiglio, di L'altra Carini -. Chiunque lo desideri potrà richiedere in Comune il rilascio dell'attestazione che riconosce l'esistenza di un'unione civile fondata sul vincolo affettivo. Una battaglia di civiltà che garantisce quei diritti che ciascun cittadino dovrebbe avere\".", "labels": [], "id": 256}, {"words": "Lorenzo Fragola QUANDO è uscito il suo primo album dopo la vittoria ad X factor 2014, intitolato 1995 , come l'anno di nascita, Lorenzo Fragola dichiarò: \"Sono orgoglioso di avere vent'anni\". Ora il cantautore catanese, stasera dal vivo all'Obihall (l. no Moro, ore 21, 18 euro) sbotta: \"Ci sto ripensando \".\n\nPerché? \n\"Nella musica essere giovanissimi è scomodo. Significa dover sempre dimostrare qualcosa, doversi adeguare a standard che non sai quali sono né chi li ha stabiliti. Ti senti sbagliato perché quelli delle generazioni precedenti non ti considerano un professionista. Beh, io penso che da parte loro ci sia tanta invidia. Perché, quando avevano la mia età non sono riusciti a centrare gli obiettivi che io, e altri miei coetanei, abbiamo raggiunto. E allora tutti a giudicare il fatto che mi sono fatto i capelli biondi...\".\n\nMa ci sono anche le stroncature. Come quella, feroce, firmata da Michele Monina pochi giorni fa sul \"Fatto Quotidiano\" e che trionfa nei social. \n\"Avevo previsto che non sarei piaciuto a tutti. Solo che non amo gli apprezzamenti se non hanno un senso, figuriamoci una stroncatura dove di giornalismo c'è poco, ma c'è la voglia dell'autore di farsi notare. Una cosa è criticare informando, una cosa è parlar male per farsi pubblicità. Tra l'altro quell'articolo è irriguardoso verso il pubblico e nei confronti degli omosessuali, vista l'ironia con cui l'autore dice essere l'\"unico esemplare di maschio adulto eterosessuale nell'arco di due chilometri\". Sono fiero di piacere ai gay\".\n\nPoi c'è la foto \"scippata\" al sito Rockol e da lei utilizzata senza riferire i crediti. Altro putiferio sui social... \n\"Ho la coscienza a posto. Se avessi sbagliato avrei chiesto scusa\".\n\nCanta cover di Battisti e Modugno. \n\"Non sono mie fonti d'ispirazione, ma modelli imperituri, insuperabili. Credo che il mezzo con cui certi valori possono essere trasmessi faccia la differenza. I ragazzi si avvicineranno ai grandi della musica con più facilità se è uno di loro a condurli per mano. Però non sento nessuna responsabilità. Se la sentissi, significherebbe che smetterei di dire quello che penso\". Tags Argomenti: interviste firenze Interviste Spettacoli Protagonisti: lorenzo fragola", "labels": [], "id": 266}, {"words": "Intercettati da una volante della polstrada di Viareggio (Lucca) sull'A12, che gli aveva intimato di fermarsi in un'area di servizio, hanno accelerato cercando di distanziare la polizia. Poi hanno fermato l'auto sulla corsia di emergenza, sono usciti e dopo aver scavalcato la rete si sono dileguati nei campi. A bordo dell'autovettura, una Ford Focus, nascosto nel vano della ruota di scorta, gli agenti hanno trovato un involucro con 23 chilogrammi di hashish. E' successo la notte scorsa sull'autostrada A12 nel territorio del comune di Pietrasanta (Lucca).\n\nLa Ford, con targa italiana, stava viaggiando in direzione Sud. A bordo due uomini, forse di origine magrebina. Avvicinati dalla volante, che ha fatto cenno al conducente di fermarsi per un controllo nell'area di servizio 'Versilia Ovest', i due hanno proseguito la loro marcia e il guidatore ha accelerato nonostante l'uso dei dispositivi di emergenza usati dagli agenti. All'altezza di Camaiore l'auto si è fermata bruscamente sulla corsia di emergenza: i due uomini sono usciti e scavalcata la rete metallica, approfittando del buio, sono riusciti a fuggire nei campi adiacenti.\n\n\nNell'auto la polstrada ha trovato il biglietto d'ingresso in autostrada dal casello di Villanova (Asti), alle 21,31 di ieri sera, e un telefono cellulare con la scheda sim inserita che gli occupanti non sono riusciti a portarsi via. Mentre sono partite le indagini continua la caccia ai due uomini. Tags Argomenti: polizia stradale spaccio droga hashish viareggio Protagonisti:", "labels": [], "id": 274}, {"words": "La circolazione ferroviaria sulla linea convenzionale Bologna-Prato sarà sospesa, fra le stazioni di Bologna Centrale e Pianoro, domenica 11 ottobre dalle 8 alle 20 su ordinanza della Prefettura di Bologna per consentire il disinnesco di un residuato bellico rinvenuto a Pian di Macina, nel comune di Pianoro (Bologna). Lo annuncia una nota delle Ferrovie dello Stato Italiane.\n\nL'orario di termine delle attività - si specifica - potrà variare in base all'effettivo completamento delle operazioni. In caso di conclusione anticipata entro le 14, verranno annullate le modifiche di circolazione programmate nelle ore successive.\nI treni Regionali Bologna-San Benedetto Val di Sambro/Prato (e viceversa) saranno cancellati fra Bologna e Pianoro.\nDa Pianoro a Prato i treni effettueranno servizio regolare, senza modificare gli orari di partenza e di arrivo ad eccezione dei collegamenti previsti dopo le 16, alcuni dei quali potranno registrare ritardi in partenza fino a 30 minuti. Per i passeggeri in partenza da Bologna Centrale e diretti a Prato e viceversa sarà disponibile un servizio di autobus con interscambio treno/bus nella stazione di Monzuno-Vado, che sarà raggiunta via autostrada senza fermate intermedie. A causa dei maggiori tempi di percorrenza del percorso su strada, per garantire l'interscambio a Monzuno-Vado i bus partiranno da Bologna Centrale in anticipo rispetto all'orario del treno cancellato (fermate a Bologna Centrale e Monzuno-Vado nei piazzali antistanti le stazioni).\nLa stazione di Musiano Pian di Macina non sarà raggiungibile perché ubicata all'interno della zona di evacuazione. I collegamenti fra la città di Bologna e Pianoro, ad esclusione di Pian di Macina, saranno garantiti dalla riorganizzazione delle linee 96 e 906 appositamente prevista da Tper per la giornata di domenica. 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La Regione commissaria Dario Cartabellotta, il responsabile unico del Cluster biomediterraneo a Expo, che a inizio maggio divenne celebre per una foto in cui, per sollecitare i ritardi dell’organizzazione meneghina, si fece ritrarre con la ramazza in mano a pulire il suo padiglione. Adesso, quasi sei mesi dopo, e a pochi giorni dalla fine dell’esposizione universale, l’assessore all’Agricoltura Rosa Barresi decreta l’invio di un commissario ad acta per “verificare e rimuovere” le anomalie nella gestione del cluster da parte di Cartabellotta. Sicilia all'Expo, il videoracconto del cluster-disastro Condividi È un atto durissimo, quello firmato dalla Barresi. Tutto nasce da una relazione predisposta a luglio dal collegio ispettivo sul cluster, presieduto dal capo di gabinetto della presidenza Giulio Guagliano, in cui venivano denunciate una serie di irregolarità nelle procedure amministrativo-contabili, nell’acquisizione di beni e servizi, nell’affidamento di incarichi e consulenze, nella gestione dello spazio comune del padiglione. L'ARTICOLO COMPLETO SUL GIORNALE IN EDICOLA E SU REPUBBLICA+ Tags", "labels": [[628, 639, "Masculine of Professions (and grammatical mismatch)"], [908, 921, "Feminine article before surname"]], "id": 281}, {"words": "Hugo Boss entra nel 'Salotto' dei milanesi. Si è concluso l'iter di gara per l'assegnazione di spazi 'cielo-terra' in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano. Ed è stato Hugo Boss ad aggiudicarsi i locali messi a bando dall'amministrazione comunale grazie a un'offerta economica relativa al canone annuo pari a 3 milioni e 401mila euro.\n\nGli spazi assegnati (la concessione avrà una durata di 18 anni) hanno una metratura complessiva di 956,29 metri quadri e si sviluppano su 5 livelli (piano interrato, terra, ammezzato, primo, secondo), oltre ad un soppalco su piano terra. E' dotato di tre vetrine che sono attualmente in concessione all'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e al Bar Sì (le loro concessioni scadranno a fine 2016) e che affacciano sul braccio principale della Galleria, verso Piazza Duomo. La base d'asta prevista dal bando comunale era di 977.218 euro.\n\nIl progetto presentato dalla società prevede spazi dedicati alla vendita di abbigliamento maschile e femminile e accessori, con un'area sartoriale per la realizzazione di abiti su misura. 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Un gesto di protesta che ha fatto saltare in aria un autovelox, di chi esaperato dalle troppe multe un giorno ha pensato \"ci metto una bomba\" e l'ha fatto davvero.\n\nLa centralina che controlla il funzionamento del dispositivo installato sulla ex statale Paullese - che collega Milano e Cremona - è stata fatta saltare in aria la scorsa notte con un ordigno rudimentale. La scoperta è stata fatta in mattinata, quando nella sala operativa di gestione ci si è accorti che l'apparecchio era fuori uso. In un primo momento si è pensato a un malfunzionamento, poi sono stati inviati sul posto dei tecnici che hanno trovato anche i resti dell'ordigno usato per far saltare l'autovelox.\n\nSecondo i carabinieri chi ha confezionato l'ordigno ha buona dimestichezza con polveri piriche e artifizi pirotecnici. Nei pressi dell'autovelox è stato trovato un volantino, senza firma, con cui gli autori hanno rivendicato il gesto e spiegato che l'autovelox servirebbe solo \"per fare cassa\". Secondo i sabotatori non esistono reali esigenze di sicurezza perché è una strada a scorrimento veloce, con limite di velocità a 90km/h.\n Tags Argomenti: Provincia di Milano milano Cremona provincia di cremona autovelox Protagonisti:", "labels": [], "id": 291}, {"words": "ROMA - Era il 19 agosto del 2014 quando due Tornado dell'Aeronautica militare entrarono in collisione mentre sorvolavano le colline di Ascoli Piceno all'altezza della frazione di Venarotta. Precipitarono e nello schianto persero la vita i capitani Mariangela Valentini, Alessandro Dotto, Giuseppe Palminteri e Paolo Franzese. Tra le prime ipotesi del disastro, quella dell'errore umano. Se errore umano ci fu, a commetterlo non furono Valentini e Dotto, i piloti ai comandi del Freccia 21 e del Freccia 11 disintegratisi nell'impatto. E Dotto, quel giorno, avrebbe dovuto trovarsi altrove, non in volo: quella mattina aveva sostituito un collega indisposto.\nSono le conclusioni a cui sono giunti dopo un lungo lavoro i comandanti Mario Pica e Giuliano Currado, incaricati dalla Procura di Ascoli di effettuare la perizia con l'obiettivo di stabilire le esatte cause dietro la tragedia. Nel loro dossier, consegnato nel luglio scorso e di cui iniziano a emergere i contenuti dopo essere stato messe disposizione delle parti, i due ufficiali affermano che i due aerei transitarono nello stesso punto entrando in collisione per \"carenze organizzative\" nella pianificazione e nell'assistenza al volo, che hanno creato le premesse per una situazione di \"estremo pericolo\". Il disastro sarebbe dunque derivato da condotte erronee di natura \"colposa\", di cui potrebbero essere imputati altri cinque ufficiali delle Forze Armate. 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Durante il volo non ci sarebbero state comunicazioni con i piloti, per questo Valentini e Dotto non sarebbero stati a conoscenza ciascuno dell'esatta posizione dell'altro aereo. Avrebbero volato a vista, anche perché, affermano i periti, si sarebbero verificate anomalie nella strumentazione dei due velivoli.", "labels": [], "id": 296}, {"words": "Dario Cecchini (ansa) Panzano è il Chianti del Chianti, la patria della bistecca e della finocchiona, oltre che la terra dei vini e dell'olio in Toscana. Dario Cecchini è dietro il banco fra la macelleria e il ristorante: \"E' tutta la mattina che taglio bistecche...\". Otto generazioni, di macellai in famiglia, lui è l'ultimo. 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Inchiesta sulle trasferte di Baccei L'ex vicepresidente della Regione accusato di avere ottenuto lavori e servizi per la costruzione di una casa di campagna a Collesano in cambio dell'erogazione certa di un finanziamento europeo ai costruttori Lapis. La procura investiga sulle missioni dell'assessore della giunta Crocetta dopo un esposto del Cobas / Codir 23 ottobre 2015 Notifiche La Procura di Palermo ha inviato l'avviso di chiusura indagini nei confronti dell'ex vicepresidente della Regione siciliana ed ex presidente dell'Ars, Francesco Cascio, coordinatore regionale del Ncd. L'attuale deputato regionale è indagato per corruzione. I fatti contestati risalgono al 2002 e fino al 2010. Secondo i pm Cascio, mentre assessore al Turismo e vicepresidente della Regione nel governo Cuffaro (2001-2004), avrebbe consentito a una società titolare di un resort e di un impianto sportivo adibito a campi da golf di ottenere fondi europei. In cambio avrebbe ricevuto \"lavori\" e \"servizi\" per la costruzione di una villetta a Collesano (Palermo), nei pressi dello stesso resort. Cascio avrebbe agito \"in concorso\" con altri due ex dirigenti regionali, Agostino Porretto e Aldo Greco, entrambi indagati e destinatari del provvedimento di chiusura indagini. L'indagine è condotta dalla Guardia di finanza e coordinata dal procuratore aggiunto Dino Petralia e dai sostituti Paolo Guido, Gaspare Spedale e Calogero Ferrara. A pagare sarebbero stati gli imprenditori Giuseppe e Gianluigi Lapis, padre e figlio, titolari della Ecotecna srl, che costruì il Golf Club Le Madonie e che ottennero un finanziamento di oltre 6 milioni. \"Ricevevano denaro ed altre utilità da Giuseppe e Gianluigi Lapis - sostengono i pm che a giugno hanno interrogato diverse persone, oltre agli stessi indagati - che venivano corrisposte a Cascio nei seguenti termini: euro 5200 corrisposti da Ecotecna per la stipula di un atto preliminare di vendita; realizzazione delle opere di sbancamento e movimento terra preliminare alla realizzazione della villa, eseguite da una ditta individuale e fatturate da Ecotecna; riconoscimento a titolo gratuito a Cascio e alla moglie dello status di soci onorari del Golf Club ; realizzazione, a cura di imprese riferibili a Lapis, degli impianti della villa, l'attività di manutenzione (anche del giardino); acquisto e installazione, da parte di Ecotecna, del cancello automatico; messa a disposizione di personale Ecotecna, con assunzione del relativo costo, per l'esercizio di attività di guardiania e sorveglianza\". Un'altra indagine è stata invece aperta dai magistrati di Palermo sulle missioni effettuate fuori dalla Sicilia dall' assessore regionale all'Economia, Alessandro Baccei, poi rimborsate dalla Regione su richiesta del componente della giunta Crocetta. La Guardia di finanza, delegata alle indagini, sta acquisendo documenti e atti ufficiali sulle trasferte dell'assessore. Il fascicolo è stato aperto dopo un esposto presentato qualche mese fa dal sindacato Cobas/Codir. Baccei ha la delega all'Economia da quasi un anno, è stato indicato da Roma per riequilibrare i conti e tagliare gli sprechi della Regione siciliana. La polemica sulle trasferte rimborsate di Baccei esplose lo scorso aprile. Nei primi due mesi e mezzo di quest'anno, l'assessore, secondo quando risulta dai mandati sui rimborsi spese autorizzati dagli uffici regionali, aveva fatto undici volte su e giù da Roma. L'assessore, che ha residenza nella Capitale, spiegò che quelle missioni erano di natura istituzionale. 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Perché contro le unioni civili e il \" totalitarismo dell'ideologia Gender\", che rischia di insinuarsi nell'educazione dei più giovani, il movimento di piazza San Giovanni, ribattezzatosi \" Generazione famiglia\", ha deciso di passare alle azioni di protesta e di disturbo.\nInziative più di piazza che di Palazzo, visto che sarà ben difficile, come ha ammesso ieri Eugenia Roccella, \"fermare in Parlamento le unioni civili\", nonostante la trincea dell'Ncd (il suo partito) e di pochi altri.\nÈ tornato a riunirsi a Roma, nella sala grande del cinema Adriano quasi piena, il direttorio del \" Family Day\": il neurochirurgo Massimo Gandolfini del \" Comitato difendiamo i nostri figli\", Filippo Savarese di \" Manif pour tous\" (fortissimo gruppo ultracattolico nato in Francia nel 2012 per fermare i matrimoni gay), Mario Adinolfi de \" La croce\", per un convegno antropologico-politico di \" rifondazione della famiglia naturale\". 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Il premier rivendica l’eliminazione delle tasse sulle prime abitazioni dal 2016 per ridare fiducia all’economia.\nBonus, gli 80 euro trasformati in sgravi\nLa misura vale 3,7 miliardi e secondo Renzi rappresenta un segnale inequivocabile in un Paese che ha l’80% di proprietari. L’intervento sulla casa, del resto, è più generale e include i bonus per le ristrutturazioni mantenuti al 50% e per l’acquisto di mobili. La Tasi viene abolita anche per gli inquilini.\nBonus, gli 80 euro trasformati in sgravi", "labels": [], "id": 311}, {"words": "Al Senato già lo chiamano il «super martedì» della riforma Boschi che oggi pomeriggio - dopo quasi 70 anni di onorato servizio del bicameralismo paritario - compie il suo giro di boa decisivo nell’Aula di Palazzo Madama. Se tutto filerà liscio per la maggioranza, già stasera il premier Matteo Renzi potrà brindare perché la strada che, a questo punto, conduce al referendum popolare dell’autunno 2016, sembra quasi tutta in discesa. Dopo quello che si conclude stasera mancano ancora tre passaggi parlamentari. E l’unico che desta ansia ai sostenitori della riforma è il penultimo: quello in cui il Senato, presumibilmente a gennaio del 2016, dovrà approvare gli articoli del disegno di legge Boschi con la maggioranza assoluta: 161 voti.\nE proprio per denunciare che questa «è una riforma della Costituzione fatta in casa dal Pd», oggi Forza Italia e le altre opposizioni dovrebbero rimanere in aula ma astenendosi «dal voto». Questo vuol dire che le minoranze (la Lega in realtà è già uscita dall’aula e non si capisce se rientrerà, mentre il M5S può riservare qualche sorpresa) stanno faticosamente cercando di accordarsi per tenere una linea comune. Silvio Berlusconi, che alle 12 riunisce i suoi parlamentari, dovrebbe riuscire ad avere ragione di chi, tra gli azzurri, punta all’Aventino. L’importante, ha fatto sapere il Cavaliere, è che si capisca una cosa, anche senza strappi: e cioè che questa riforma la votano il Pd e i suoi alleati di governo che si sorreggono con la «stampella» offerta da Denis Verdini e dai suoi 12 compagni di viaggio. Cinzia Bonfrisco (Conservatori e riformisti) pensa invece che «l’unità delle opposizioni sia in questo momento una priorità ed un valore irrinunciabile». Tra i senatori di FI c’è Riccardo Villari che, invece, voterà la riforma: la sua posizione è nota da tempo. E non è un mistero che Villari punti alla presidenza dell’Autorità portuale di Napoli che, come confermato ieri dal sottosegretario alle Infrastrutture Umberto Del Basso De Caro (Pd), sarà sbloccata a gennaio.\nNel Pd non ci saranno sorprese. A parte due «no» forti e chiari alla riforma (Mineo e Tocci) e la posizione di Casson (che non voterà a favore), tutto il gruppo seguirà compatto la dichiarazione di voto affidata a Luigi Zanda. Resta da vedere se rientreranno anche i mal di pancia dei Dem eletti all’estero (Micheloni, Giacobbe, Turano) che, votando «sì», «autoestinguono» anche la circoscrizione estero per il nuovo Senato.\nQualche sorpresa potrebbe esserci sul giudizio finale che verrà dato su alcuni contenuti tecnicamente controversi della riforma. Il ministro Maria Elena Boschi, in una intervista a La Stampa , ha riconosciuto che questo testo porta il suo nome ma «il padre» della riforma «è Giorgio Napolitano». E dunque c’è attesa per l’intervento che l’ex capo dello Stato, ora senatore a vita, pronuncerà in Aula prendendo la parola per il gruppo delle Autonomie.\nIl presidente del Senato Pietro Grasso non si è risentito («Non lo prendo certo come un atto di non riguardo nei miei confronti...») dopo che ieri ha dovuto registrare la mancanza del numero legale nell’ufficio di presidenza chiesto dal Pd per sanzionare una collega grillina accusata di aver dato dei «venduti» ai Dem. All’ordine del giorno del consiglio c’erano anche le offese verbali rivolte in aula al ministro Maria Elena Boschi e uno strascico dei gestacci sessisti indirizzati alle senatrici grilline che già sono costati 5 giorni di sospensione a testa ai verdiniani Barani e D’Anna. Alla fine, la mancanza di numero legale ha disinnescato un consiglio che avrebbe potuto incubare un pericoloso incidente. Alla vigilia del «super martedì» della riforma.", "labels": [[2581, 2592, "Masculine of Professions (and grammatical mismatch)"], [3307, 3318, "Masculine of Professions (and grammatical mismatch)"]], "id": 318}, {"words": "Inizia con Casaleggio che fa un giro per gli stand della piazza grillina di Imola. Pochissime parole, circondato da un servizio d’ordine severissimo, il guru del Movimento ha aggiunto qualche elemento in più rispetto a quanto detto dal palco di sabato sera , quando ha spiegato che la squadra di governo dei 5 stelle sarà scelta dagli iscritti. «Tra i primi punti del nostro programma (che sarà anch’esso votato dalla base come annunciato sabato sera , ndr), c’è eliminare la corruzione con gli onesti».\nI processi dell’Elevato Un refrain del Movimento dunque. Ma poi Casaleggio, dopo aver dribblato le domande sull’abolizione del nome di Grillo dal logo, va oltre con un annuncio più sostanzioso «Metteremo mano alla giustizia abolendo la prescrizione», dice a voce bassissima. Una notizia che però non piace troppo a Grillo. Ai microfoni di CorriereTv, il comico (anzi, l’Elevato come ha chiesto di essere chiamato ieri) sbotta: «Come abolire la prescrizione? Io c’ho 40 processi». Poi scherza e, a un cronista che gli chiede delle unioni civili, dice: «1,2,3 al mio tre ti dimenticherai le domanda». Il tutto mentre una signora tenta di baciarlo e la sicurezza la respinge in malo modo.\nRollerblade e cori È ancora Casaleggio a dare le risposte più politiche, ossia «mettere persone oneste nelle amministrazioni». E Il primo criterio sarà «la fedina penale», i sospettabili non sarà possibile sceglierli. A scegliere persone e proposte, ancora una volta saranno gli attivisti, attraverso la piattaforma «che è in grado di accogliere i contenuti, che possono essere tanti e diversi». Il problema sarà piuttosto fare una sintesi, è l’ammissione del guru che annuncia anche dei miglioramenti sulla piattaforma. Sui tempi Casaleggio non si sbottona. Ma assicura che lo stesso sistema sarà applicato anche per scegliere i candidati sindaco.\nInsomma, si preannuncia vivace la seconda e ultima giornata della kermesse grillina. 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Al voto finale si sono astenuti i deputati del Movimento 5 Stelle che hanno definito il ddl una «legge vuota», mentre contro il testo hanno votato i parlamentari di Lega Nord , Fratelli d’Italia e parte di Forza Italia : ha votato sì Renata Polverini «perché convinta sia arrivato il momento che l’Italia, attraverso il Parlamento, mostri il suo volto migliore a coloro che sono fuori dall’aula ed in particolare ai bambini».\nIl premier esulta Su Facebook il premier Matteo Renzi scrive: «Oggi alla Camera approvata la legge sulla cittadinanza in prima lettura, oggi al Senato approviamo le riforme costituzionali in terza lettura. Si può essere o meno d’accordo su ciò che siamo facendo, ma lo stiamo facendo: la lunga stagione della politica inconcludente è terminata. Le riforme si fanno, l’Italia cambia».\nIus soli Saranno cittadini italiani per nascita i figli, nati nel territorio della Repubblica, di genitori stranieri almeno uno dei quali abbia un permesso di soggiorno Ue di lungo periodo. Servirà la dichiarazione di volontà di un genitore, o di chi ne esercita la responsabilità, all’ufficiale dello stato civile del Comune di residenza del minore, entro il 18esimo anno. In assenza di tale dichiarazione potrà essere il diretto interessato a richiederla, entro il 20esimo anno. Altrimenti, per gli stranieri nati e residenti in Italia legalmente, senza interruzioni, fino a 18 anni, il termine per la dichiarazione di acquisto della cittadinanza sale a due anni dalla maggiore età. Il principio dello «isu soli» non si applicherà però ai cittadini europei, visto che il permesso di lungo periodo è previsto solo per gli Stati extraUe.\nIus culturae L’altra forma di cittadinanza, lo «ius culturae», se la legge sarà approvata dal Senato, si applicherebbe a coloro che sono arrivati prima del 12esimo anno di età. La norma richiede la frequentazione scolastica per almeno 5 anni, fino al 16mo anno di età (che la legge italiana fissa come termine per l’obbligo scolastico) di uno o più cicli presso istituti del sistema nazionale di istruzione, o percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali. La frequenza del corso di istruzione primaria deve essere coronata dalla promozione. La richiesta spetta al genitore, cui è a sua volta richiesta la residenza legale, o all’interessato stesso, entro due anni dalla maggiore età. 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E l’europarlamentare della Lega, Mario Borghezio , anticipando un’interrogazione urgente alla Commissione europea sostiene: «Renzi regala la cittadinanza italiana», sostiene.\n«Bella pagina» «Un bel segnale di civiltà per un Paese moderno, aperto, che deve trasformare la globalizzazione in grande opportunità». Così Francesco Boccia , presidente della commissione Bilancio della Camera. «una legge umana e civile», ha commentato l’ex ministro Livia Turco , che per prima nel 2000 presentò una proposta di legge per la riforma della cittadinanza.\n«Passo avanti» Soddisfazione è stata espressa da Vincenzo Spadafora , autorità garante per l’Infanzia e l’Adolescenza. 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In particolare manca una norma che consenta la semplificazione delle procedure relative alla naturalizzazione degli adulti, con un trasferimento di competenze dal ministero dell’Interno ai sindaci e il superamento, attraverso norme certe di riferimento, della discrezionalità che oggi caratterizza le decisioni in materia». L’altra questione - dicono - riguarda la previsione di uno ius soli temperato che condiziona il futuro di bambine e bambini alla situazione economica della famiglia, introducendo, col requisito del permesso Ue per lungo soggiornanti di uno dei genitori una discriminazione che secondo i promotori viola l’articolo 3 della Costituzione. «L’Italia sono anch’io» si augura, che, in seconda lettura, la legge venga migliorata.", "labels": [[4119, 4132, "Masculine of Professions (and grammatical mismatch)"], [4384, 4395, "Masculine of Professions (and grammatical mismatch)"], [5199, 5212, "Masculine of Professions (and grammatical mismatch)"]], "id": 325}, {"words": "Il Castello di Scipione dei marchesi Pallavicino, vicino Salsomaggiore Terme. La prima traccia della sua esistenza risale al 1025.\nPavia\nPavia", "labels": [], "id": 330}, {"words": "ROMA «Ma quale loggia... Era un coacervo di millanterie». Attorno a un tavolo c’erano un sottosegretario alla Giustizia, un magistrato, uno dei protagonisti dell’ultimo mezzo secolo di misteri italiani, più «un’icona», «una mummia» e anche uno «che quando parla non si capisce un tubo e ci vuole un traduttore». Per la pubblica accusa del processo sulla loggia P3, il pranzo che si tiene il 23 settembre del 2009 a casa di Denis Verdini è uno degli appuntamenti in cui la presunta lobby metteva a punto i piani per condizionare la politica italiana. Per Verdini stesso, che ieri ha testimoniato al processo, e che ha disegnato di fronte ai pubblici ministeri il «ritratto» dei commensali di quel giorno, soltanto «un coacervo di millanterie». Un «pranzo da niente», una tavolata «in cui ciascuno parlava dell’argomento che gli stava a cuore, dal lodo Alfano ai convegni con i magistrati passando per la riforma della giustizia».\nshadow carousel Verdini e la P3, i commensali al pranzo nel mirino dei magistrati Verdini e la P3, i commensali al pranzo nel mirino dei magistrati Verdini e la P3, i commensali al pranzo nel mirino dei magistrati Verdini e la P3, i commensali al pranzo nel mirino dei magistrati Verdini e la P3, i commensali al pranzo nel mirino dei magistrati Verdini e la P3, i commensali al pranzo nel mirino dei magistrati\nL’attesa di Dell’Utri Racconta Verdini che quel giorno, a casa sua, avrebbero dovuto presentarsi Marcello Dell’Utri , che il senatore toscano descrive come «un’icona», e il magistrato Arcibaldo Miller , al quale andava chiesta la disponibilità a spendersi in prima persona per Forza Italia alle regionali campane. E invece, con loro, si materializzano - uno dopo l’altro - Flavio Carboni , capostipite di tutti i faccendieri all’italiana e già legato alla P2 di Licio Gelli , il sottosegretario forzista Giacomo Caliendo , più l’imprenditore napoletano Arcangelo Martino , Antonio Martone , ex presidente dell’associazione nazionale magistrati (quello che Verdini definisce «la mummia») e l’ex democristiano Pasquale Lombardi (quello che «quando parla non si capisce un tubo»). Quest’ultimo, insieme a Flavio Carboni, sarebbe - secondo i magistrati - uno degli «ingegneri» della presunta loggia. Anche se, formalmente, è un geometra.\n«Ma chi mi hai portato?» Verdini, nella deposizione resa ieri, insiste sulla sua sorpresa nell’essersi trovato di fronte a cotanto parterre . Tanto che, precisa, dopo aver visto l’imprevista folla che varcava il portone di casa sua - testuale - «dissi a Dell’Utri “ma chi mi hai portato?”». Caliendo (la sua posizione è stata archiviata nel 2012), che tecnicamente era uno degli «imbucati», ricorda che «fu Lombardi a chiedermi di andare a quel pranzo». Motivo? «Semplice», ricorda l’ex sottosegretario, «Lombardi era il tuttofare del Centro europeo di studi giuridici di cui ero stato presidente. E mi chiese di andare lì per mettere in cantiere un convegno sul federalismo. Rimasi il tempo di mangiare un boccone, di parlare del convegno e poi scappai via in commissione Giustizia. E quando più tardi chiamai Lombardi per chiedergli com’era andata a finire e di che si era parlato al pranzo, lui mi rispose che avevano discusso anche di Lodo Alfano e di giudici che volevano essere eletti alla Consulta...». Al pranzo, di sicuro, si discusse anche dell’affare dell’eolico in Sardegna. Tema su cui Verdini giura di non essere «mai intervenuto», anche perché «c’era già un accordo tra l’allora governatore sardo Cappellacci e Carboni».\nChiacchiere in libertà, come sostengono imputati e testimoni? Oppure tassello importante di una trama oscura, come credono i magistrati? Nell’impossibile zona grigia tra il nero di una loggia segreta e il bianco delle «millanterie da pausa pranzo», l’unico punto stabile tra il settembre 2009 e l’ottobre 2015 è proprio Verdini. Mentre gli altri commensali sono finiti in galera, indagati o semplicemente ai margini dal potere, il senatore toscano, che ieri si è paragonato al celebre Mr Wolf di Pulp Fiction («sono un facilitatore, risolvo i problemi») è ancora lì. Al Senato. E, forse, più decisivo di allora.", "labels": [], "id": 338}, {"words": "NAPOLI «Primarie simultanee a Milano e Napoli, perché queste amministrative valgono da sole un voto nazionale, e Renzi lo sa». La proposta di un rilancio coordinato dell’iniziativa locale del Pd è di Antonio Bassolino, renziano della prima ora nonostante i suoi 68 anni di età e i lontani trascorsi ingraiani e berlingueriani. Dopo mesi e mesi di neoprotagonismo politico legato all’eventualità di una sua ricandidatura; dopo pagine e pagine di giornali con titoli, commenti e sondaggi a lui dedicati, l’ex sindaco-governatore torna ad allungare lo sguardo oltre la siepe vesuviana. A Milano è già deciso: si vota il 7 febbraio. «E lì siamo al governo - spiega - mentre a Napoli, dove tutto è più difficile, una data ancora non c’è. Una ragione in più per accelerare. A quel punto, indicato il giorno del voto e ribadito che quella delle primarie è la strada naturale per scegliere il candidato, ognuno dovrà essere pronto alla competizione. Vale anche per me». L’idea è di un confronto programmatico a tutto campo - «finalmente!» - sulla drammatica concretezza della situazione napoletana. Poi se dal confronto dovesse emergere una candidatura condivisa (a Milano Pisapia, a Napoli un nome equivalente) nulla toglie, lascia intendere Bassolino, che le primarie già fissate possano trasformarsi in primarie confermative.\nPiù che sul «se», se candidarsi, il caso Bassolino sembra dunque ridursi al «quando», quando farlo. A riprova di una decisione ormai matura, ecco rispolverati, alla bisogna, alcuni dati elettorali assai eloquenti. Dal 1993, data dell’esordio istituzionale, Bassolino non ha mai perso un’elezione diretta. Si è presentato quattro volte, due per il Comune e due per la Regione, e sempre è stato eletto e confermato, e le seconde volte con percentuali superiori alle prime. Non solo. Alle ultime Regionali a cui ha partecipato, quelle del 2005, l’ex sindaco-governatore raccolse quasi un milione e novecentomila voti di preferenza. Un record assoluto. Altri tempi, certo, «ma stiamo parlando - dicono i fedelissimi - pur sempre di 900 mila voti più di quelli recentemente raccolti da Vincenzo De Luca». Il messaggio è inequivocabile: «Antonio è un usato più che sicuro». Il che vale anche come stoccata allo stesso De Luca, che proprio ieri è tornato ad alzare il suo muro di diffidenza: «Meglio una candidatura unitaria», ha dichiarato sollecitando ciò che nel suo caso invece respinse.\nSulla questione del «se», Bassolino fa grosso modo questo ragionamento. La mia indecisione sulla candidatura non è tattica. Semplicemente, ho avuto momenti difficili: l’uscita di scena nel 2010, l’isolamento politico, un ricovero d’urgenza. Non è stato facile riprendermi. Ma col tempo ho ricostruito un nuovo rapporto tra politica e vita: le passeggiate sulle Dolomiti, i ritrovati affetti familiari, la passione per i nipotini. Vale la pena rimettere ogni cosa in discussione? Così, dunque, il diretto interessato. Ed è proprio mentre Bassolino è immerso in questi dubbi che Annamaria Carloni, la sua compagna, rilascia un’intervista in cui dice: «No grazie, abbiamo già dato» e tutto sembra rientrare. Ma sul «se» pesano anche le condizioni di Napoli. Una città «in evidente difficoltà», dice Bassolino tenendosi volutamente basso. Le prove? «De Magistris è messo male, seppure meno peggio di un anno fa». Vuol dire che il sindaco arancione ha saputo gestire la vicenda legata alla legge Severino ricostruendo in parte il rapporto con la città. Ma d’altro lato, fa notare Bassolino, se sul suo operato ci fosse stato un giudizio positivo, staremmo qui a parlare di cosa fare per la Napoli? «Nelle elezioni dirette - spiega - si vota sempre sull’uscente: è sempre lui che vince o perde, il resto è una conseguenza». Nel caso di de Magistris, il giudizio non può che risentire dell’isolamento a cui è stata condannata Napoli. «E quando Napoli si isola dà sempre il peggio di sé», ammonisce Bassolino, ricordando per inciso quando lui dialogava sia con Prodi che con Berlusconi. Ma dopo de Magistris c’è il Pd. Un partito «di non opposizione». In questi cinque anni non ha appoggiato il sindaco né lo ha incalzato. «Né carne né pesce». Anche qui vale l’assioma: se il Pd avesse ben operato, staremmo ancora a parlare di Bassolino?\nSarebbero dunque i fatti recenti più che le conseguenze del passato (l’emergenza rifiuti, l’incompiuta Bagnoli) a spingere per un ritorno. Agli errori di un tempo, Bassolino dedicherà alcune pagine autocritiche del suo prossimo libro «tutto politico» e ancora in cerca di editore. Ma sono i fatti recenti che più lo motivano. E tra questi, quasi commosso, ci mette anche le strette di mano per strada, gli inviti a riprovarci lanciati da sconosciuti, il sostegno esplicito di artisti e intellettuali come Nino Longobardi e Paolo Isotta, e i calorosi abbracci ricevuti in periferia o nei Quartieri Spagnoli, dove nel trentennale della sala Assoli del Teatro Nuovo ha ritrovato Mario Martone e tanti altri protagonisti del cosiddetto Rinascimento napoletano degli anni Novanta.\nInsomma, il clima sarebbe promettente. «Ecco perché - dice Bassolino - bisogna mettere subito in moto la macchina delle primarie. Primo, perché solo così il Partito democratico può recuperare il rapporto con la città. Secondo, perché solo così Napoli può tornare a sentirsi protagonista».", "labels": [], "id": 343}, {"words": "Centri di addestramento, anche per minori nel cuore della Turchia. L’antiterrorismo turco, accusato da molti di essere stato troppo morbido con lo Stato Islamico, ha scoperto nel cuore della città alcuni appartamenti adibiti all’indottrinamento e alla preparazione di reclute straniere dell’Isis. A darne notizia sono i media turchi, che parlano di 53 persone arrestate, di nazionalità per lo più uzbeka e tagika. Nel gruppo ci sarebbero anche 24 minori. Il gruppo di ragazzini è stato ritrovato nei sotterranei di due appartamenti, nelle zone di Pendik e Başakşehir. La polizia sospetta che gli adulti arrestati indottrinassero i ragazzini con letture. L’operazione è stata eseguita dal dipartimento antiterrorismo della Polizia di Istanbul, che in seguito a una lunga attività di monitoraggio e pedinamento ha eseguito blitz in almeno 18 appartamenti dei due quartieri.\n\n\nI leoncini del Califfato Lo scorso agosto, il Movimento islamico dell’Uzbekistan, gruppo legato ad al-Qaeda e attivo sul confine con l’Afghanistan, ha giurato fedeltà al Califfo, Abu Bakr al-Baghdadi. Secondo i servizi di intelligence di Taskent, circa 5.000 uzbeki combattono con l’Is in Siria. Il tutto mente la frontiera tra la Turchia e la Siria continua a essere un punto di passaggio per molti foreign fighters del Califfato, il cui flusso secondo un recente rapporto delle Nazioni Unite è aumentato. Le città turche paiono essere dunque rifugi abbastanza sicuri per aspiranti miliziani e fedelissimi del Califfo, la cui età media si abbassa sempre di più, come dimostra anche un tweet che mostra due. La settimana scorsa è stato reso noto che anche una minorenne italiana è in stato di fermo in Turchia, ad Adan . E si teme che anche lei potesse essere in procinto di unirsi allo Stato Islamico. E se di recente il governo di Ankara, accusato di non fare abbastanza contro i miliziani jihadisti, sembra aver dato una stretta e ha compiuto una serie di arresti, da Raqqa, in Siria, arrivano notizie sempre più inquietanti. I miliziani di Al Baghdadi hanno infatti imposto la leva obbligatoria per chi ha più di 14 anni per il timore di un imminente attacco. Segno che lo Stato Islamico punta sempre di più sui «leoncini del Califfato» come vengono chiamati i bambini soldato.", "labels": [], "id": 350}, {"words": "Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha annunciato che Poste Italiane arriverà sul mercato a un prezzo di 6,75 euro per azione, permettendo al Tesoro di raccogliere quasi 3,4 miliardi di euro nel caso di integrale sottoscrizione della greenshoe. «È un’operazione che conferma la fiducia dei mercati nel paese» ha detto Padoan nella conferenza stampa all’indomani della chiusura dell’offerta di Poste . Il ministro ha confermato al pubblico indistinto e ai dipendenti sarà assegnato circa il 30% delle azioni offerte, mentre agli investitori istituzionali il 70%. \nAvanti con Ferrovie e Enav L’Opv di Poste Italiane ha ricevuto una domanda pari a 3,3 volte l’offerta e l’inizio delle negoziazioni in Borsa è previsto per il 27 ottobre. Ma Padoan ha parlato anche delle altre operazioni: «La strategia delle privatizzazioni del governo andrà avanti con Enav e Ferrovie», ha annunciato.\nPoste, capitalizzazione a quasi 9 miliardi Tornando alle Poste, sulla base del prezzo di 6,75 euro per azione la capitalizzazione del gruppo si attesta a circa 8,816 miliardi. «È un’operazione che conferma la fiducia dei mercati nel Paese», ha dichiarato il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, secondo cui l’Ipo è «una delle più importanti quotazioni dell’anno» e dimostra che «il Paese ha forti capacità manageriali e imprenditoriali». I proventi dell’operazione - ha assicurato Padoan - andranno all’abbattimento del debito pubblico e contribuiranno «al processo virtuoso di diminuzione del rapporto debito/pil». L’amministratore delegato di Poste Italiane, Francesco Caio ha sottolineato che «il prezzo lo fa il mercato e il mercato ha sempre ragione»; «Siamo molto contenti - ha aggiunto - abbiamo fatto un buon lavoro portando l’Italia in giro per il mondo».", "labels": [], "id": 356}, {"words": "Nel giorno di Federica Brignone, che stravince a Soelden la gara inaugurale della Coppa del mondo di sci alpino femminile, mastica amaro Nadia Fanchini, solo undicesima al traguardo dello slalom gigante a 3 secondi e un decimo dalla compagna di squadra. Prestazione in tono minore per la bresciana, entrata grazie alle eccellenti prestazioni dell’anno scorso nel primo gruppo di merito: nonostante la partenza con il pettorale numero 3, nè la prima (chiusa undicesima) nè la seconda manche hanno visto l’atleta di Montecampione al livello delle aspettative, sue e dei tifosi. Nadia ha commesso alcuni errori evitabili a metà gara nella seconda manche, quando sembrava poter cambiare passo, finendo quindi distante dal podio. Ora la Coppa del Mondo tona il 14 novembre a Levi (Finlandia) per uno slalom speciale, al quale la Fanchini non prenderà parte. Per lei, il rientro in pista sarà ad Aspen (Usa) sabato 28 novembre, sempre in gigante. Per la sorella Elena e Daniela Merighetti, velociste, il debutto sarà invece nel primo weekend di dicembre a Lake Louise, pista da sempre favorevole alla famiglia Fanchini.", "labels": [[576, 581, "Asymmetric usage of names, surnames and titles"], [821, 832, "Feminine article before surname"]], "id": 359}, {"words": "Per la pubblicità: RCS MediaGroup S.p.A. - Dir. Communication Solutions RCS MediaGroup S.p.A. - Direzione Media Sede legale: via Angelo Rizzoli, 8 - 20132 Milano | Capitale sociale: Euro 475.134.602,10 Codice Fiscale, Partita I.V.A. e Iscrizione al Registro delle Imprese di Milano n.12086540155 | R.E.A. di Milano: 1524326", "labels": [], "id": 364}, {"words": "Calcio Serie A: ultime news - Corriere della Sera Segui tutto il calcio Serie A con il Corriere della Sera: risultati e approfondimenti sulla Serie A 2014/2015 con Milan, Inter, Juventus, Roma, Napoli.", "labels": [], "id": 372}, {"words": "Una palestinese ha fatto esplodere un ordigno posizionato a bordo della propria auto a un checkpoint. Ferito leggermente un poliziotto israeliano. La donna fermata per un controllo era scesa dall’auto gridando «Allah akbar», innescando l’ordigno e rimanendo seriamente ferita. È avvenuto a Malee Adumim, nei pressi di Gerusalemme.\nIl checkpoint e l’esplosione Secondo una prima ricostruzione fornita dalla polizia, l’agente aveva fermato l’auto per un controllo dopo essersi insospettito dalla guida della donna. La palestinese, secondo la stessa fonte, è quindi uscita dall’auto e ha fatto esplodere un ordigno che era a bordo della sua macchina. Secondo il Jerusalem Post , l’attentatrice è stata trasportata in ospedale a Gerusalemme «con bruciature sull’intero corpo». L’agente ha riportato ferite leggere sulla parte superiore del corpo ed è stato anche lui trasferito in ospedale.\nIsraele richiama i riservisti, nuovi raid nella notte Per far pronte alla situazione di emergenza in Israele e nei Territori, la polizia israeliana ha deciso di richiamare in servizio centinaia di riservisti della guardia di frontiera. A quanto pare, i riservisti saranno dislocati nelle città israeliane a popolazione mista. Intanto, nella notte, l’aviazione israeliana ha lanciato un raid nel nord della Striscia di Gaza distruggendo due siti di Hamas per la fabbricazione di armi, secondo quanto riporta il quotidiano israeliano Haaretz citando l’esercito. Nell’attacco è stata colpita una casa e sono morte una donna e la figlia.\nLe Forze di difesa israeliane (Idf) specificano che il raid è stato fatto in risposta al precedente lancio di un razzo. Alcuni testimoni hanno riferito che la potente esplosione in uno dei campi di Hamas a Gaza City ha distrutto una casa vicina, mentre i suoi abitanti stavano dormendo all’interno. Il portavoce del ministero della Sanità di Gaza, Ashraf al-Qidra, ha riferito che la donna uccisa aveva trent’anni ed era incinta, mentre sua figlia aveva tre anni. Nell’attacco sono rimasti feriti anche un bambino di cinque anni e un uomo.", "labels": [], "id": 379}, {"words": "Boato sul Gran Sasso venerdì mattina, intorno alle 10 del mattino. La zona sembrava coperta di fumo e i centralini dei Vigili del Fuoco sono stati intasati dalle telefonate delle persone che hanno sentito il boato. Ricerche si sono svolte sul versante teramano del Gran Sasso, nel territorio di Pietracamela, frazione Cerqueto. In tanti, fino all'Aquila, hanno pensato al terremoto. Alcuni temevano fosse precipitato un aereo o un elicottero. Ma sembra che a creare il boato sia però stato il passaggio di un jet supersonico e la conseguente rottura del muro del suono, come riporta un quotidiano locale, il Centro di Pescara.\nIntanto, sopraggiunge la notizia che un elicottero è precipitato nella zona di Crognaleto: resta da capire se il boato avvertito nella zona di Pietracamela possa essere lo stesso di Crognaleto. Crognaleto è un piccolo Comune della provincia di Teramo. Al momento non si conoscono altri particolari, o quante persone si trovassero a bordo dell'elicottero, pare privato.", "labels": [], "id": 384}, {"words": "A 40 anni dalla sua morte, Pier Paolo Pasolini è ancora più facile da leggere e da capire. Visse in un contesto politico molto opaco, molto intenso, ma anche confuso. Anni di piombo. Adesso, invece, si può capire meglio la sua voce singolare, molto profetica, perché Pasolini aveva una visione della giustizia incredibile. Io stesso sono stato colpito dal fatto che quando cominciai a tradurre Pasolini — negli anni ’82-’83, quindi poco dopo la sua morte — avevo difficoltà a convincere gli editori francesi. Mi rispondevano sempre: «È un personaggio italiano, degli anni Settanta, un idealista...». E poi, a poco a poco, mi sono accorto che i lettori giovani — quelli nati dopo la morte di Pasolini — lo capivano molto meglio, perché descriveva un mondo che loro conoscono. Ed è un mondo terribile. \nI giovani possono perciò avere la stessa nostalgia di un mondo che loro non hanno conosciuto , che è il mondo del Friuli: un mondo un po’ «paradisiaco». Questo mondo però i giovani lo sognano quando leggono Pasolini. Anche un libro come Petrolio , indubbiamente molto difficile, i giovani hanno una possibilità di capirlo. Petrolio parla di un mondo oscuro — corrotto dal petrolio, dal capitale — che adesso è il mondo normale: quello che leggiamo nei giornali o che vediamo alla televisione. \n\nPasolini ora viene letto e capito come un uomo politico non più isolato , ma singolare. E poi c’è, per esempio, la sua sessualità che ora i giovani capiscono, non solo perché s’è verificata un’evoluzione dei costumi ma perché il mondo e il poeta omosessuale o il poeta che è insieme cattolico e marxista viene capito molto meglio ora. Ho tradotto di recente tre raccolte poetiche di Pasolini, tra le quali due antologie che sono andate molto bene e questo vuol dire che i lettori hanno bisogno di una persona come lui. I francesi capiscono anche Poesia in forma di rosa , che potrebbe essere considerato un libro molto legato alla storia dell’Italia. I giovani hanno bisogno di incontrare questo mondo fatto di intimità e lucidità politica, di nostalgia personale e di visione del mondo intero. E hanno bisogno di incontrare questo tipo di poesia. \nPasolini, parlando del mondo a lui coevo , sosteneva che fosse meno grave la dittatura fascista rispetto alla dittatura del capitalismo: sotto il fascismo gli uomini indossavano la divisa, cantavano inni fascisti, ma, una volta tornati alle loro case, riprendevano ad essere se stessi, mentre con un capitalismo tanto invadente non c’è più neanche questa possibilità. Ecco, io non so se avesse ragione, ma comunque aveva vissuto il fascismo in modo molto ambiguo, perché aveva un padre fascista e aveva un fratello antifascista. Pasolini si accomodava alla bell’e meglio in questa situazione, cioè trovava il suo posto e poteva infatti scrivere poesie. All’inizio era un po’ distaccato ma negli anni Quaranta tutto fu più difficile. \nLE INIZIATIVE DEL CORRIERE \n\nCertamente era molto pessimista rispetto al capitalismo e aveva ragione , perché il capitalismo possiede la persona intimamente, mentre il fascismo all’italiana veniva vissuto con più distanza. Il fascismo all’inizio era un movimento operaio, non una dittatura sugli esseri. Il capitalismo invece è la distruzione dell’individuo, quindi capisco l’idea secondo la quale il capitalismo sia molto più pericoloso per l’individuo. Quanto al rapporto di Pasolini con la propria omosessualità, si tratta di qualcosa molto difficile da capire, perché lui non era felice di essere omosessuale: questo è certo. Io ho tradotto Amado mio, che ha scritto in Friuli. Qui rivela di essere stato molto infelice quando si è accorto di essere attratto dai ragazzi. Non lo viveva come una liberazione, questo è certo. Si tratta di una specie di felicità impossibile da raggiungere e Pasolini ha sempre spiegato che il rapporto con la madre era l’origine di questa impossibilità che sentiva: vale a dire l’avere un rapporto sessuale con la «donna». Ne ha parlato molto con Moravia, e anch’io ne ho parlato con Moravia, che era molto amico di Pasolini, come tutti sanno. Moravia, un uomo che amava le donne, aveva delle difficoltà a capire quest’impossibilità e aveva convinto Pasolini — me l’ha detto Moravia stesso — ad avere un rapporto con una prostituta. Per Pasolini era impossibile, perché aveva l’impressione di essere in contatto con la madre. \nTuttavia non so se fosse solo. Aveva probabilmente il sentimento della solitudine ma c’erano tanti amici attorno a lui. Il sentimento di solitudine per un creatore, per un genio come lui, è molto relativo. Pasolini, anche se si identificava molto con Rimbaud, non era Rimbaud. Era infatti molto più coinvolto nella vita sociale, era un poeta civile, non era un poeta isolato nella sua torre di Chia, come ha fatto alla fine solo per concentrarsi. Non ha lasciato il mondo: era sempre impegnato nel mondo. Ci si può chiedere, dunque: ma un poeta molto impegnato, che lavora sempre, può avere una vita famigliare regolare? Forse no...\n————————————————————————————————\n\nLo scrittore René de Ceccatty (Tunisi, 1952) è biografo e traduttore di Pasolini e altri autori in francese\nTI POTREBBE INTERESSARE ANCHE... \n«Ragazzi di vita» con un ritratto firmato da Trevi di S. Col.", "labels": [[4235, 4245, "Asymmetric usage of substantives \"ragazzo\" and \"ragazza\"/\"showgirl\" etc."]], "id": 387}, {"words": "«Santità, intervenga per riportare serenità, pulizia e giustizia in questo ordine benemerito e nella parrocchia di Santa Teresa d’Avila». Scandalo dei carmelitani scalzi, è l’ora della speranza: i fedeli tornano a rivolgersi a papa Francesco, dopo la lettera spedita a Casa Santa Marta lo scorso luglio. Il testo, una trentina di righe accorate, è stato letto dopo la messa domenicale delle 10.30, in forma di «appello pubblico», sul sagrato. Ristabilire la pace nella chiesa di corso d’Italia e soprattutto nell’edificio attiguo, la Curia generalizia dove è scoppiato il caso degli incontri gay, poi finito in un esplosivo dossier consegnato al cardinale vicario Agostino Vallini, non sarà però facile. \nI tafferugli sulle scale E se ne ha avuta conferma proprio in occasione dell’appello. I vertici dell’Ordine carmelitano, infatti, proprio all’ultimo momento hanno negato a Giuseppe Del Ninno, il portavoce della richiesta di moralità e trasparenza, il permesso di leggerlo dal pulpito, al termine della liturgia, nella chiesa stracolma. Un rifiuto che ha acceso gli animi. Fuori, dopo la lettura, non sono mancati tafferugli e contestazioni da parte di alcuni parrocchiani in dissenso con i «moralizzatori», infuriati «perché tante voci infondate infangano la Chiesa». Un signore, Bruno D’Alessio, si è scagliato contro il portavoce urlando, ed è stato scaraventato sui gradini in una selva di calci e pugni. Per qualche istante si è temuto il peggio.\nQuegli adulti «vulnerabili» Giuseppe Del Ninno, portavoce dei parrocchiani di Santa Teresa Eppure la lettera-appello non aveva caratteri «barricaderi». I 110 fedeli firmatari si sono rivolti al pontefice con tono turbato. «Santo Padre, le rivolgiamo un appello, affinché vengano ascoltate le nostre voci preoccupate per la situazione della parrocchia. Non Le saranno sfuggite le notizie a proposito di uno scandalo sessuale verificatosi nella Curia dei carmelitani scalzi, adiacente alla basilica di Santa Teresa di Avila. Da oltre un anno, noi fedeli, appreso che uno dei frati della parrocchia aveva denunciato ai superiori i rapporti illeciti tra un alto esponente della Curia e alcuni ‘adulti vulnerabili’, abbiamo interessato il Padre Generale; per tutta risposta, è stato disposto il trasferimento in blocco del presbiterio di S. Teresa e di alcuni frati della Curia». Eccolo, il passaggio-chiave all’origine dello scandalo: il «repulisti» da molti è stato interpretato come un tentativo di «copertura del reo» e di «insabbiamento» dei fatti scabrosi. «Sono stati così accomunati nel provvedimento, giustificato come ordinario avvicendamento, innocenti e colpevoli - prosegue la lettera - Ora, Santo Padre, La preghiamo di intervenire, non senza permetterci di ricordarLe che i fatti sono riportati in un documento consegnato a S.E. Vallini e da noi riepilogati in una lettera del luglio scorso, indirizzata anche a Lei, Santo Padre». Conclusione: «Ci uniamo a Lei nelle preghiere al Signore allo scopo di armonizzare misericordia e giustizia». \nI trasferimenti contestati Padre Saverio Cannistrà, Preposito generale dei carmelitani, firmatario degli spostamenti di sede \nRiportare «serenità, pulizia e giustizia», però, sarà arduo. Anche perché, giorno dopo giorno, continuano a emergere retroscena e fatti inquietanti. Rapporti sessuali continuativi, facilitati dall’abuso di alcol e sostanze eccitanti (il prickly poppy), con prostituti contattati nella vicina Villa Borghese: tutto era cominciato da qui, dalle voci, suffragate da un paio di testimonianze, riguardanti un «alto esponente» della Curia generalizia. Poi, nell’ultima settimana, la situazione è precipitata: la decisione di 110 parrocchiani di rendere pubblica la lettera inviata in estate ai vertici della Santa Sede per denunciare l’imminente trasferimento di tutti i religiosi, della Curia ma anche della confinante parrocchia, compresi quelli estranei e sconvolti dall’accaduto, ha scatenato una tempesta di dubbi. Sia nel quartiere, sia ai piani alti vaticani. Cosa sta succedendo nelle mura consacrate alla mistica spagnola? Perché tanti silenzi? Cos’è questa storia dell’ingresso «laterale» su via Aniene adibito a «scappatelle» notturne? E ancora: il dossier nelle mani del cardinale vicario contiene forse elementi aggiuntivi - penalmente rilevanti - rispetto ai già gravi e acclarati incontri mercenari? \nFascicolo aperto in Procura Padre Alessandro Donati, trasferito a Bruxelles dopo le denunce di incontri gay nella Curia generalizia A Piazzale Clodio prevale la cautela: la Procura si sarebbe limitata ad aprire un fascicolo contenente atti che non costituiscono notizia di reato (il cosiddetto modello 45), in attesa di eventuali sviluppi. Ma le voci, in taluni casi riscontrate, non si fermano. Quella più sconvolgente, che al termine della messa teneva banco sul marciapiede di fronte a Santa Teresa, dove i capannelli di fedeli in cerca di novità sono ormai ininterrotti, riguarda un pestaggio avvenuto l’11 dicembre 2006 a Villa Borghese. Si tratta di un fatto di cronaca rimasto inspiegato: un cinquantenne senza fissa dimora, conosciuto come prostituto dai «marchettari» più giovani gravitanti verso Valle Giulia, era stato massacrato da una gang verso l’una di notte. I carabinieri avevano messo a verbale l’aggressione e ipotizzato una bravata, un gesto estemporaneo. Macché. Oggi emerge tutt’altro. La vittima del tentato omicidio, pestata mentre dormiva su una panchina e condotta in ospedale in condizioni gravissime, era in realtà colui che, mesi prima, aveva portato alla luce la relazione, durata anni, con l’alto prelato carmelitano. In conseguenza della confessione, resa a un altro padre, il rapporto s’era interrotto. \nLe parole del testimone Sebastiano F., 55 anni, il testimone citato, assieme a un altro, nel dossier sullo scandalo gay nei carmelitani É lui stesso, Sebastiano F., originario della Sicilia, a raccontare: «Certo che c’entra la mia storia con il prete. Abbiamo avuto rapporti sessuali a lungo, lo incontravo all’aperto, a Villa Borghese. Poi, quando la vicenda fu conosciuta, io sono stato l’unico a pagare: mi spaccarono la mandibola con il tirapugni, da un occhio non vedo ancora. Finii in coma, restai mesi in ospedale. La parrocchia è pulita, c’entra solo una persona della Curia, dalla quale io, comunque, non ho mai ricevuto soldi». Quell’agguato fu causato da ragioni di «concorrenza» nei giri a luci rosse della prostituzione maschile? Oppure fu una vendetta per i segreti inconfessabili fatti filtrare all’esterno? La risposta quasi certamente si trova nel blindatissimo dossier, all’attenzione in queste ore dei vertici della Santa Sede, in vista dell’auspicato intervento del pontefice.", "labels": [], "id": 392}, {"words": "Finisce 0-0 Inter-Juventus, il posticipo dell’ottava giornata del campionato di serie A. I nerazzurri raggiungono al secondo posto della classifica la Roma, a 17 punti. Al comando, con 18, resta la Fiorentina, sconfitta nel pomeriggio dal Napoli . Inter e Juventus pari nel numero dei gol, ma anche in quello dei legni colpiti: al 29’ del primo tempo un tiro a giro di Brozovic è stato deviato da Buffon sulla traversa. E nella ripresa, al 14’, Khedira ha centrato il palo con un rasoterra a colpo sicuro.\nshadow carousel San Siro, la Banda Bassotti e la Champions sfumata: gli striscioni sfottò anti-Juve San Siro, la Banda Bassotti e la Champions sfumata: gli striscioni sfottò anti-Juve San Siro, la Banda Bassotti e la Champions sfumata: gli striscioni sfottò anti-Juve San Siro, la Banda Bassotti e la Champions sfumata: gli striscioni sfottò anti-Juve San Siro, la Banda Bassotti e la Champions sfumata: gli striscioni sfottò anti-Juve San Siro, la Banda Bassotti e la Champions sfumata: gli striscioni sfottò anti-Juve Un tempo a testa Una sequenza che rispecchia l’andamento della partita: con l’Inter che gioca meglio il primo tempo e la Juventus il secondo. Più intenso e continuo il pressing nerazzurro nei primi 45’, ai quali segue un calo che consente alla squadra di Allegri di guadagnare metri e farsi più pericolosa. Ma il gol non arriva.", "labels": [], "id": 397}, {"words": "Svolta nelle indagini sull'omicidio del piccolo Cocò Campolongo, il bambino di tre anni ucciso e poi bruciato assieme al nonno e alla compagna di quest'ultimo nelle campagne di Cassano Ionio il 19 gennaio del 2014 . Lunedì mattina i carabinieri del Ros hanno notificato in carcere, dove si trovavano detenuti per altra causa, il provvedimento di arresto a Cosimo Donato e Faustino Campilongo, due esponenti dei clan della zona di Sibari, accusati di triplice omicidio e distruzione di cadaveri.\nScudo umano Giuseppe Iannicelli, vero obiettivo dei killer, forse sapeva di essere nel mirino delle cosche che gestiscono il traffico di droga a Cassano e nell'hinterland. Lui stesso, in passato, era stato arrestato per detenzione di droga e traffico di cocaina. Proprio una partita di droga non pagata e un possibile suo pentimento sarebbe stato il motivo della sua eliminazione. Per cercare di allontanare il pericolo di un possibile agguato, aveva pensato di portarsi dietro durante i suoi spostamenti suo nipote Cocò, primogenito della figlia Antonia Maria, in carcere per scontare una condanna per droga. Il bambino gli era stato dato in affido ed era diventato la sua ombra. La presenza del piccolo avrebbe potuto far desistere chiunque avesse deciso la sua morte.\nUccisi a bruciapelo Il giorno della strage Iannicelli, la compagna marocchina Ibtissam Touss, 27 anni, e il piccolo Cocò si trovavano in auto, una Fiat Punto di proprietà dell'uomo, in giro per Cassano. Due uomini a bordo di un'utilitaria avrebbero affiancato l'auto di Iannicelli e con una scusa l'hanno costretto a seguirli. Probabilmente il nonno di Cocò conosceva quelle persone tanto da fidarsi ciecamente. L'auto con i due ha raggiunto uno spiazzo in una zona di campagna. I due killer hanno sparato a bruciapelo alla testa Giuseppe Iannicelli e la sua compagna; poi, dopo aver ucciso anche il bambino seduto dietro, hanno dato fuoco ai tre corpi.", "labels": [[129, 145, "Identification through man"], [1042, 1055, "Asymmetric usage of names, surnames and titles"], [1818, 1833, "Identification through man"]], "id": 399}, {"words": "Un frammento della frontiera. Quella dura, vera. Tra pistoleri, coloni, cavalli e indiani. Una foto acquistata per appena due dollari ma che vale non meno di 5 milioni: perché tra le persone ritratte c’è un personaggio, il famoso Billy the Kid. La «cartolina, comprata da un rigattiere in un negozio di Fresno (California), è stata considerata autentica dagli esperti ed ora sarà anche al centro di un documentario del National Geographic.\nshadow carousel Billy the Kid, storia di un fuorilegge Billy the Kid, storia di un fuorilegge Billy the Kid, storia di un fuorilegge Billy the Kid, storia di un fuorilegge Billy the Kid, storia di un fuorilegge Billy the Kid, storia di un fuorilegge Il collezionista Randy Guijarro, il collezionista che l’ha scovato, ha anche ricostruito la storia della foto. Sembra che sia stata scattata nei primi giorni di settembre del 1878 in occasione del matrimonio tra Charlie Bowdre, uno dei membri della gang dei «Regulators», e la sua fidanzata, Manuella. Vicino agli altri c’era anche Billy the Kid, protagonista delle scorrerie nella Contea di Lincoln, territorio sconvolto da sparatorie e agguati. Guijarro è riuscito a identificarlo dopo lunghe ricerche e con l’aiuto di appassionati del West. Fino ad oggi si conosceva l’esistenza solo di una foto del fuorilegge, quella che lo mostra con il fucile in pugno. L’ha comprata, anni fa, il miliardario William Koch per circa 2 milioni di dollari.\nPat Garret Secondo la storia - controversa - Billy the Kid fu ucciso il 14 luglio 1881 dallo sceriffo Patt Garrett che lo sorprese in una casa di Fort Summer, sempre in New Mexico. Una scarica di proiettili che avrebbe provocato un’emorragia letale. Altre versioni sostengono invece che il pistolero sia stato ucciso in Messico o forse si sarebbe rifatto una vita con una donna adottando anche un bimbo navajo. Leggende e racconti che hanno contribuito a mantenere viva l’attenzione su una figura che ha poi ispirato film di successo.", "labels": [[964, 980, "Identification through man"], [982, 990, "Asymmetric usage of names, surnames and titles"]], "id": 401}, {"words": "In nove ore ha già catturato 1.5812«follower». Un record di adesioni per l’account inaugurato questa mattina da Starbucks Italia su Twitter. Sulla scia dell’anticipazione relativa allo sbarco imminente in Italia della multinazionale del caffé americano , Frappuccino, Caffé vanilla e Mocha, grazie all’alleanza con il gruppo dei centri commerciali dell’imprenditore Antonio Percassi .Un falso? Possibile. Il profilo non è seguito dal gruppo di Seattle. Come invece avviene in Gran Bretagna, Francia, Germania e altri Paesi dove è attiva Starbucks. Però è anche vero che lo sbarco nella Penisola non è stato ancora ufficializzato, visto che l’accordo tra il capo americano Howard Schultz e Percassi dovrebbe essere firmato entro un paio di mesi. Si può ipotizzare - spiegano gli esperti di tweet - che il gruppo abbia avviato un’azione di «pilot fishing»: ha messo un’esca e guarda chi abbocca per sondare il mercato.\nE il risultato è sorprendente . Oltre 1.500 follower in poche ore. Tutti giovani, molti attivi nella pubblicità, startupper, social media manager. Ma anche chi ha creato il profilo ha puntato con precisione il suo obiettivo. Ci sono scrittori come Fabio Volo, registi (Ferzan Ozpetek), direttori di quotidiani (Ezio Mauro e Mario Calabresi), giornalisti (Gianni Riotta), l’intera redazione di Wired Italia, l’ex DJ Francesco (Francesco Facchinetti). Più tutti gli account dei maggiori media italiani, tra carta stampata, tv e siti online.\nUn falso profilo, questa volta su Facebook, era apparso una decina di giorni fa. Prometteva un’apertura imminente a Roma. Possibile che anche quello nato su Twitter questa mattina lo sia. Ma questa volta è fatto con sapienza. Perché coglie l’elevato potenziale di comunicazione che Starbucks possiede.", "labels": [], "id": 407}, {"words": "Il testimone dello scandalo gay e gli alti prelati La prova sul social network «Io, fino a che non è esploso lo scandalo, collaboravo con una onlus importante, gestita da sacerdoti, che si occupa di solidarietà e opere meritevoli. Di me si fidavano al punto che mi hanno dato il potere di firma. Sono delegato di cassa: mi sono occupato di fare versamenti, prelievi, bonifici. Non ci credi? Controlla, sto parlando del Credito Artigiano. La banca si trova in via della Conciliazione, all’angolo di un palazzo». La nuova rivelazione è questa: uno dei due testimoni del torbido affaire , protagonista di notti mercenarie e clandestine nei viali a luci rosse, alla luce del giorno, a quanto pare, era riuscito ad accreditarsi al punto da operare come un fedelissimo impiegato, dentro e fuori le Mura leonine. «É attraverso questa associazione - aggiunge Sebastiano F. - che ho conosciuto non solo alti prelati, ma tanti personaggi del mondo dello spettacolo. Basta vedere su Facebook, ma in fretta, non vorrei che mi facessero un boicottaggio. In questi giorni qualcuno molto in alto si è preoccupato e mi ha telefonato, chiedendomi di cancellare le fotografie». In posa dentro le Mura Leonine La verifica risulta piuttosto facile. Individuata sul social network la pagina gestita da Sebastiano F., immediatamente balza agli occhi la fotografia orizzontale in alto: lui, in vesti di benefattore, è al fianco di un noto attore, protagonista di serie tv di successo, e di un prelato con il pizzetto bianco. L’immagine più piccola, in basso a sinistra, fornisce anche una precisa collocazione spaziale: l’uomo, con un giubbotto e una maglia scuri, è immortalato all’interno dello Stato pontificio. Appare in primo piano di fronte alla targa con su scritto «Farmacia vaticana», sotto alla quale è affisso un cartello giallo con un avvertimento che, alla luce dell’accaduto, suona beffardo: «Attenzione. Area sottoposta a videosorveglianza». Sebastiano F., il gigolò di Villa Borghese protagonista del caso che, giorni fa, ha indotto papa Francesco a un pubblico e accorato intervento («Chiedo perdono per gli scandali di Roma e in Vaticano»), evidentemente nel perimetro delle sacre mura si sentiva a suo agio, tranquillo. Non temeva di essere ripreso da telecamere o di essere controllato dalle guardie svizzere. Al fianco di sacerdoti e showgirl E’ scorrendo le altre immagini della pagina Facebook che il giallo della onlus risulta più chiaro. Oltre alle fotografie che lo ritraggono con un cardinale, un monsignore e altri ecclesiastici, sempre in situazioni pubbliche, ci sono scatti di Sebastiano F. assieme a una showgirl bionda che gli cinge la vita, a una mora altrettanto famosa e procace, all’interno di un negozio di souvenir, a un ex parlamentare esperto in materia criminale e a un noto imitatore televisivo. Proprio quest’ultima immagine svela l’arcano: il manifesto ben distinguibile alle spalle, con il nome dell’associazione benefica nata su ispirazione di un cardinale, chiarisce infatti che Sebastiano F. si trovava a una serata di beneficenza, o a una cerimonia analoga, in un clima festoso e cordiale. Nessuno tra i convenuti, in tonaca e non, poteva immaginare che quel signore magro con gli occhiali e il viso scavato, scherzoso e benvoluto, fosse depositario di segreti tanti esplosivi.", "labels": [[2332, 2340, "Asymmetric usage of substantives \"ragazzo\" and \"ragazza\"/\"showgirl\" etc."], [2613, 2622, "Asymmetric usage of substantives \"ragazzo\" and \"ragazza\"/\"showgirl\" etc."], [2622, 2628, "Usage of physical characteristics to describe and present women"], [2654, 2662, "Usage of physical characteristics to describe and present women"], [2684, 2691, "Asymmetric usage of adjectives"]], "id": 408}, {"words": "Ci sono degli studi televisivi, a Roma, in una traversa della via Nomentana, dove un tempo c’era una casa cinematografica, la Dear film. La Rai li ha comprati quattro anni fa, con un’operazione sulla quale ora i magistrati dovranno far luce. La storia ce la rivela stasera Paolo Mondani nella prima trasmissione della nuova stagione di «Report» su Raitre : «Nel 2008 l’allora direttore generale Claudio Cappon stabilisce con una perizia che l’immobile vale 40 milioni di euro. Nel 2011, a cavallo fra i direttori Mauro Masi e Lorenza Lei si procede all’accordo finale. E il vice direttore Comanducci chiude con la Dear per 50,5 milioni. Dieci in più della perizia Cappon, pagati alla Studi Dear srl, controllata da una società anonima lussemburghese. Il contratto non è mai stato sottoposto al consiglio di amministrazione».\nÈ Milena Gabanelli che ricorda come «le operazioni sopra i dieci milioni devono essere approvate dal consiglio», aggiungendo che «l’anno in cui è stata fatta questa operazione la società lussemburghese che ha incassato i 50 milioni dalla vendita dell’immobile alla Rai ha staccato un dividendo di 20». I magistrati, precisa, «indagheranno». Non solo su questo. L’operazione Dear, conclusa tre anni dopo il 2008, quando il mercato immobiliare era già in fase calante, a un prezzo superiore di dieci milioni alla stima di Cappon, è descritta in uno dei vari audit che gli ispettori interni Rai, incaricati di fare pulizia, hanno spedito alla procura. E i magistrati hanno avviato indagini destinate a portare lontano. Mondani racconta che a giugno i giudici romani hanno messo sotto inchiesta 44 dirigenti e funzionari: dalla Rai alle reti private, fino alla Infront, la società che gestisce i diritti televisivi. «L’indagine», spiega, «ruota intorno all’imprenditore David Biancifiori, titolare di una società di supporto di servizi tivù che secondo i magistrati otteneva appalti in cambio di soldi e assunzioni».\nIn uno degli audit si parla degli appalti delle luci del Festival di Sanremo fra il 2008 e il 2013, affidati con gare pubbliche ma alle quali quasi tutti i partecipanti rinunciano. A queste gare, afferma il servizio di Report, «Biancifiori era sempre in prima fila e con prezzi per la Rai a un certo punto improvvisamente raddoppiati con collaudi inesistenti».\n«Report» racconta che la sua attività «spazia dalla fornitura di corrente elettrica a una villa del clan dei Casamonica agli appalti tv presso la Presidenza del consiglio», premier Silvio Berlusconi. A dimostrazione del fatto che nel suo carnet non c’è posto solo per gli appalti Rai o di altre tivù. E qui spunta la Infront, che per 60 milioni annui assiste la Lega di serie A per i diritti televisivi. «Biancifiori curava per loro la regia di alcune partite di calcio, ma affittava anche gli impianti luci e audio per “X Factor” e “Italia’s Got Talent” di Sky », spiega il servizio di «Report», secondo cui il tribunale di Roma ha indagato due dirigenti di Infront che avrebbero preso soldi da Biancifiori in cambio di appalti.\nMa la sigla Infront si collega direttamente al nome di Sepp Blatter . La holding svizzera della società, ora finita nelle mani del miliardario cinese Wang Jialin è una specie di Grande fratello del calcio mondiale: la guida Philippe Blatter, nipote del patron della Fifa sotto inchiesta per corruzione recentemente sospeso assieme al capo della Uefa Michel Platini. Una relazione ben evidenziata nel rapporto sul caso Fifa dell’Fbi per l’indagine sfociata nell’arresto di alcuni dirigenti dell’organizzazione accusati di intascare tangenti per assegnare diritti televisivi. E dalla quale sono venute fuori cose turche. I dirigenti americani della federazione campavano come nababbi. Basta dire che il segretario generale Chuck Blazer viveva in un appartamento da 18 mila euro mensili nella Trump Tower, e i suoi gatti alloggiavano in un altro, attiguo, da 6 mila dollari...", "labels": [], "id": 414}, {"words": "Scende dall’auto per cambiare uno pneumatico bucato, e viene travolto da un’altra vettura: è accaduto ad Acerra (Napoli), dove un 23enne di Cicciano, Felice Cavezza, è morto in seguito alle gravi ferite riportate dopo essere stato investito da un’auto sulla strada statale 162. Il giovane alla guida della sua Renault Twingo sulla quale viaggiava insieme ad un amico 18enne, si è fermato sulla statale dopo essersi accorto di aver forato uno pneumatico: non appena sceso dalla vettura, è stato travolto da una Peugeot 107 guidata da una 25enne di Somma Vesuviana, che ha anche urtato la Twingo.\nAltri due feriti I tre sono stati soccorsi da un’autoambulanza del 118, che li ha trasportati nella clinica Villa dei fiori di Acerra, dove il 23enne è morto poco dopo per le gravi lesioni riportate. Gli altri due giovani, invece, sono stati medicati per lievi ferite. I due veicoli sono stati sequestrati, ed alla 25enne sono stati eseguiti anche i test tossicologici, risultati negativi. Sul posto sono giunti i carabinieri. La salma di Cavezza è stata portata al secondo Policlinico di Napoli a disposizione dell’autorità giudiziaria.", "labels": [], "id": 421}, {"words": "Quali scenari oggi nel governo vaticano? Vari osservatori notano confusione. Il coming out di mons. Charamsa dell’ex Sant’Offizio e la severa risposta del portavoce vaticano, l’incontro con l’ex discepolo gay del Papa nella nunziatura di Washington e infine quello - sempre lì - con l’icona antigay, Kim Folley, mostrerebbero un andamento contrastante. Caso o incerta impostazione? Voci autorevoli della Chiesa insistono sul «fraintendimento» e la strumentalizzazione, cui andrebbero soggetti gli interventi e i gesti di Francesco. Il che costituisce anche una garbata rilevazione dei limiti originari del suo pensiero, forse per asistematicità o - come dicono taluni più severi - per «teologia debole». Si riproporrebbe un quadro confuso di governo, come negli ultimi tempi di Benedetto XVI, proprio alla vigilia di un Sinodo, in cui si tratta del delicato tema della famiglia.\nI fatti accaduti sono in realtà particolari di vita di palazzo, più che una crisi di governo. Il caso Charamsa (il prete era stato proposto - sembra - come sottosegretario dell’ex Sant’Offizio proprio dalla congregazione, ma non voluto dal Papa) impallidisce in confronto alle crisi nei ranghi della Chiesa nei decenni scorsi. Al tempo di Paolo VI, si ripetevano gli abbandoni di sacerdoti e religiosi, finanche vescovi, sino alla rottura di Lefebvre. Persino con Wojtyla non furono tempi facili e lo scisma si consolidò. Del resto, Francesco, a differenza di Montini (che volle presto i «montiniani» ai vertici curiali) non ha fatto grandi cambi di quadri vaticani, tenendo quelli ereditati dai predecessori, non sempre sintonici con lui.\nIl Papa non procede con ondeggiamenti casuali. Ha una visione. Ha molta autorità tra il «popolo» e nella comunità internazionale. Lo si è notato a Cuba e negli Stati Uniti, dove è stato accolto come un leader mondiale, anche grazie alla mediazione tra i due Paesi, molto elogiato da Castro e Obama (presidente fino a ieri osteggiato dai vescovi americani). Alla tribuna del congresso americano e dell’Onu, ha parlato da riconosciuto leader spirituale, oggetto di forte attenzione pure quando le sue idee non facevano l’unanimità. Il messaggio papale non perde forza per qualche saluto in nunziatura: la vicenda ricorda i piccoli inciampi di vari viaggi papali. Il discorso del Papa non è solo rivolto all’esterno, ma radicato in una chiara visione della Chiesa.\nLo si vede nel confronto con la Chiesa americana . Questa, in una società così pluralista, ha avuto un ruolo di minoranza attiva in difesa dei «valori non negoziabili», pure con battaglie culturali aspre. Il suo è stato un modello sviluppatosi negli ultimi anni di Wojtyla e in quelli di Benedetto XVI. Ma il Papa non ha fatto ai vescovi Usa un controcanto liberal, come taluni attendevano. Ha disegnato una nuova stagione: «Il linguaggio aspro e bellicoso della divisione - ha detto - non si addice alle labbra del Pastore... e, benché sembri per un momento assicurare un’apparente egemonia, solo il fascino durevole della bontà e dell’amore resta veramente convincente». Egemonia o fascino convincente dell’amore? L’alternativa alle battaglie culturali non è l’adattamento liberale, ma l’attrazione «missionaria». Così pensa Francesco che ha visto la crisi del modello di minoranza combattiva dai confini chiari. Una logica che, pastoralmente, tagliava ponti, isolava la Chiesa scarica di capacità attrattiva, sospinta in un ridotto che la rendeva «antipatica» («simpatia» è parola chiave del discorso di Paolo VI alla chiusura del Vaticano II, citato nella bolla d’indizione del Giubileo).\nIeri il Papa all’Angelus , dopo l’apertura del Sinodo, ha insistito: non «società-fortezza, ma società-famiglia, capaci di accogliere, con regole adeguate, ma accogliere, accogliere sempre, con amore». Si riferisce ai rifugiati o alla famiglia? Rivolge a tutti l’invito a entrare in un processo di apertura. Non sembra turbato dei casi di palazzo o del Vaticano. Non vive isolato. Né rinuncia a un rapporto con il popolo: ne sente la simpatia e il sostegno. I vescovi sono chiamati a misurarsi con la sua visione. Chiudendo la scorsa sessione del Sinodo, tra l’altro, ha ricordato che lui è il successore di Pietro, garanzia di tranquillità per tutti.", "labels": [], "id": 429}, {"words": "Letteralmente «adozione del figliastro», è il meccanismo che permette a uno dei membri di una coppia di essere riconosciuto come genitore del figlio, biologico o adottivo, del compagno. Possibilità che il ddl Cirinnà sulle unioni civili prevede anche per le coppie omosessuali.\nUna coppia omosessuale potrebbe adottare un bambino? Manifestazione a favore delle unioni civili a Roma (Jpeg)\nUna coppia omosessuale potrebbe adottare un bambino?", "labels": [], "id": 437}, {"words": "Dal primo ottobre scorso un’ordinanza della Regione Emilia Romagna ha messo al bando tutte le automobili Euro 3 diesel, che non potranno più circolare in tutti i principali centri abitati, da Piacenza a Rimini. Il provvedimento tenta di attaccare alla radice il problema dell’inquinamento atmosferico in un’area, la pianura Padana, che in base alle statistiche è la più avvelenata d’Europa. L’ordinanza, che curiosamente scatta nei giorni in cui l’opinione pubblica fa i conti con lo choc dello scandalo Volkswagen, era in realtà in gestazione da molto tempo e rimarrà in vigore fino al marzo prossimo, con modalità lievemente differenti da città a città. Sempre che non venga neutralizzato dall’immancabile ricorso alla magistratura amministrativa. Alcune organizzazioni hanno infatti già annunciato un appello al Tar.\nStop a 700.000 automobili Lo stop alle vetture Euro 3 si profila come l’intervento più radicale sul traffico privato, paragonabile solo a quelli dell’austerity degli anni 70 (quando per fronteggiare la scarsità di benzina venivano fermate in tutta Italia le auto la domenica) o all’area C decisa dal comune di Milano. L’ordinanza emiliano romagnola prevede il divieto di circolazione di tutte le vetture ritenute non ecologiche (dall’Euro 3 diesel in giù, per l’appunto) dal lunedì al venerdì, dalle 8.30 del mattino alle 18.30. Il blocco della circolazione riguarda solo i centri abitati al di sopra dei 50mila abitanti; in pratica tutti i capoluoghi di provincia della regione, più i comuni di Carpi, Imola e Cesena. Si calcola che lo stop toccherà oltre 700 mila vetture, che equivalgono al 23% del totale circolante. Poche le deroghe ammesse: per i furgoni commerciali, per chi viaggia con almeno tre persone a bordo e poco altro. Non tutte le amministrazioni si stanno adeguando automaticamente, molte quelle che stanno facendo precedere il blocco da campagne di informazione.\nObiettivo aria pulita nel 2020 Costringere a tenere in garage le diffusissime macchine euro 3 non sta infatti raccogliendo cori di consenso unanimi: Confcommercio e Cna regionali giudicano il provvedimento privo di efficacia, mentre il ricorso al Tar è stato, prefigurato dal segretario emiliano della Lega Nord Alan Fabbri. «Abbiamo voluto superare la logica emergenza le dei blocchi estemporanei» ha dichiarato nei giorni scorsi l’assessore regionale all’ambiente Paola Gazzolo illustrando le linee guida del pianto antismog, definito «in linea con l’Europa». L’obiettivo è quello di rientrare prima del 2020 nei parametri di qualità dell’aria fissati dall’Unione Europea.\nNovanta giorni fuorilegge Basteranno le misure decise a Bologna a limitare un problema che ha confini ben più vasti? L’intera valle del Po, infatti è una enorme vasca di veleni: ossido di carbonio, di azoto e polveri sottili sono presenti nell’aria in quantità che, specie in inverno superano abbondantemente i limiti di legge. Non solo in Emilia ma anche in Piemonte, Veneto e Lombardia. A proposito di quest’ultima regione, basti ricordare che le centraline di controllo dell’inquinamento, nel 2013 superarono per ben 82 giorni i limiti tollerati a Brescia (il massimo ammesso dall’Europa sono 35 giorni); addirittura 90 a Milano, secondo i dati di Arpa Lombardia, 87 a Cremona e 82 a Mantova.", "labels": [[2333, 2344, "Masculine of Professions (and grammatical mismatch)"]], "id": 443}, {"words": "Un no al funerale cattolico. E’ quello che arriva dalla Curia di Nola, alla richiesta della famiglia di Assunta Buonfiglio la madre sessantenne della jihadista italiana Maria Giulia-Fatima che si è unita all’Isis . La scelta era stata fatta dal marito Sergio Sergio, anche lui arrestato in luglio nell’ambito della maxi retata che ha portato a dieci ordini di custodia tra l’Italia e l’Albania. E in un primo momento le esequie erano state fissate per domenica in Chiesa a Casola, nel paese di origine della defunta in Campania. Sergio si era convertito all’Islam dopo le figlie. Ma ora barba accorciata, santino della Madonna in tasca, il 60enne fa sapere di non voler più sapere nulla delle due ragazze . E non importa che ora la maggiore Marianna dal carcere protesti chiedendo che la madre domenica venga avvolta in un lenzuolo bianco come prevede il rito musulmano. La volontà del marito e della famiglia è che la donna se ne vada da cristiana, come era prima che tutta questa storia avesse inizio, quando Assunta donava l’abito di nozze alla Madonna di Pompei in voto perché vegliasse sulle sue figlie. Ma «Il rito cattolico non è possibile perché non sappiamo se effettivamente la signora abbia abiurato l’Islam», spiega il vicario generale della Curia di Nola Pasquale D’Onofrio al Corriere della Sera .\n- Maria Giulia il giorno della cresima e della comunione, prima di convertirsi\nI veli da musulmana e le medagliette del battesimo Negli ultimi tempi, prima dell’arresto, Assunta andava in giro coperta dai veli che si cuciva da sola. Ma di nascosto dalle figlie conservava nel cassetto le medagliette del battesimo e della cresima. Alla fine, dopo ore e ore di chat, si era convinta, aveva anche comprato «le valigie con le ruote per partire», come le aveva suggerito Fatima. Troppi debiti, la Siria chissà poteva essere una strada per una nuova vita. Poi, gli uomini della Digos di Milano all’alba del primo di luglio le avevano tirato giù la porta di casa a Inzago, e se l’erano portata via insieme al marito Sergio e a Marianna. « Gli inquirenti hanno fatto un buco nell’acqua», scandiva Fatima al Corriere via Skype qualche giorno dopo, salvo poi sparire nel nulla . La storia di Assunta e della famiglia Sergio è una di quelle storie che non possono non finire male. Passano tre mesi e la donna, 60 anni, viene trasferita dal carcere di San Vittore a quello di Vigevano. L’accusa per lei e il marito è di organizzazione di viaggio a scopi di terrorismo, nuovo reato introdotto dal decreto Alfano. In cella Assunta, essendo diabetica viene visitata dai medici, ma quasi nessuno la va a trovare. «Era provata, durante i colloqui mi teneva la mano stretta», racconta il suo avvocato Erika Galati che agli inizi di settembre si era vista rifiutare la prima istanza di scarcerazione . Poi una seconda istanza . Che il gip Ambrogio Moccia aveva deciso di accogliere per entrambi gli accusati. Una buona notizia, insomma, per la difesa ma che è durata davvero poco.\nshadow carousel Maria Giulia Sergio quando ancora non era Fatima Maria Giulia Sergio quando ancora non era Fatima Maria Giulia Sergio quando ancora non era Fatima Maria Giulia Sergio quando ancora non era Fatima Maria Giulia Sergio quando ancora non era Fatima Maria Giulia Sergio quando ancora non era Fatima\nIl decesso in ospedale Lunedì 28 settembre Assunta «che da due giorni lamentava dolori all’addome e da otto giorni non andava in bagno», come spiega Fabio Canegalli, direttore sanitario del carcere, era stata trasferita all’ospedale di Vigevano per un sospetto. Dopo cinque giorni di clisteri, la decisione di portarla in sala operatoria. «L’ultimo tratto del colon era bluastro, presentava tratti ischemici», spiegano dall'ospedale. Tre giorni dopo l’intervento, la telefonata. «Mi hanno avvisato che Assunta aveva ottenuto i domiciliari solo lunedì scorso. E solo allora mi hanno comunicato che era in ospedale. Nessuno lo sapeva, a quanto mi risulta nemmeno la famiglia», afferma Galati che in quell’occasione chiede invano di parlare con la sua assistita. «Mi hanno detto che era una sciocchezza, che stava bene», si dispera. Ma il giorno successivo, all’alba, la donna «emette un gemito e va in arresto cardiaco», come raccontano ancora dall’ospedale. Finisce così la storia di Assunta, la madre di Fatima, la jihadista italiana che su Skype le diceva: «Mamma se vieni in Siria avrai un orto tutto per te».", "labels": [[123, 149, "Identification through man"], [169, 188, "Asymmetric usage of names, surnames and titles"], [568, 578, "Identification through man"], [1011, 1018, "Asymmetric usage of names, surnames and titles"], [1185, 1195, "Identification through gender/role (unneeded usage of \"mamma\")"], [1314, 1326, "Asymmetric usage of names, surnames and titles"], [1481, 1490, "Asymmetric usage of names, surnames and titles"], [1560, 1572, "Identification through man"], [1779, 1785, "Asymmetric usage of names, surnames and titles"], [1868, 1878, "Generic Masculine/Unmarked Masculine"], [2033, 2041, "Asymmetric usage of names, surnames and titles"], [2102, 2108, "Asymmetric usage of names, surnames and titles"], [2194, 2202, "Asymmetric usage of names, surnames and titles"], [2522, 2529, "Asymmetric usage of names, surnames and titles"], [2680, 2695, "Masculine of Professions (and grammatical mismatch)"], [3328, 3335, "Asymmetric usage of names, surnames and titles"], [3787, 3794, "Asymmetric usage of names, surnames and titles"], [4268, 4275, "Asymmetric usage of names, surnames and titles"], [4277, 4288, "Identification through man"], [4289, 4295, "Asymmetric usage of names, surnames and titles"]], "id": 444}, {"words": "I primi afghani si videro in riva all’Isonzo un anno fa. «Mangiano i cigni!» disse il leghista Franco Zotti. «Ma i cigni non si mangiano». «Loro li mangiano. Infatti non si vede più un cigno». I goriziani sorrisero. Poi gli afghani sono arrivati al parco della Rimembranza. E allora i goriziani hanno creato un comitato di protesta, perché «il parco della Rimembranza è sacro» dice un portavoce, Gianantonio Lebani. «Noi qui abbiamo la nostra memoria, i nostri morti. C’è il monumento ai caduti della Grande Guerra, distrutto dagli slavi durante l’occupazione tedesca, simbolo dell’italianità di Gorizia; e gli afghani ci si siedono sopra. C’è il cippo per gli alpini della Julia; e loro qui giocano a pallone. C’è la lapide per i 665 deportati e infoibati durante l’occupazione titina; e loro ci stendono i panni ad asciugare. C’è l’iscrizione con tutti i nomi, vede questo? Nadaia Augusto, maestro elementare. Era mio nonno. E loro là dietro fanno i bisogni. Eravamo una città, siamo un bivacco».\nGorizia è la porta d’Italia per gli afghani e i pachistani che arrivano lungo la rotta balcanica. A migliaia sono passati da qui. Almeno 500 sono rimasti: metà nel Cara di Gradisca; 150 hanno un tetto e uno stuoino nel convento del Nazareno o nella sede Caritas alla Piazzutta, ribattezzata Piazzuttistan; altri 150 dormono in riva all’Isonzo o nel parco. Le mamme sono preoccupate: «Accanto ai monumenti c’erano i giochi per i nostri figli. Adesso li usano loro: non hanno niente da fare tutto il giorno - dice Debora Castagnino -. Si lavano alla fontanella, vanno sugli scivoli, preparano il cibo. Quando piove li troviamo a dormire dappertutto, sotto i portici, negli scantinati, nei garage. Gorizia è città di frontiera, siamo abituati ad accogliere, quando scoppiò la guerra in Jugoslavia arrivarono 17 mila profughi; ma c’erano anche donne e bambini. Questi sono tutti giovani e tutti maschi, hanno tutti il cellulare: chi glielo paga? Chi glielo ricarica? Come tirano avanti? Non è dignitoso per loro, non è dignitoso per noi».\nshadow carousel Gorizia, un bivacco nei luoghi del ricordo Gorizia, un bivacco nei luoghi del ricordo Gorizia, un bivacco nei luoghi del ricordo Gorizia, un bivacco nei luoghi del ricordo Gorizia, un bivacco nei luoghi del ricordo Gorizia, un bivacco nei luoghi del ricordo Gli accampamenti in riva al fiume sono sette. Il visitatore viene accolto al grido di «work, work»: lavoro. Tutti assicurano che sono stanchi di non far nulla, che vorrebbero rendersi utili. Il loro viaggio non finiva mai: Iran, Turchia, Grecia, Macedonia, Serbia, Ungheria, Austria. Qualcuno ha amici che lo aspettano in Germania, ma molti si fermerebbero volentieri: spiegano che i goriziani sono brava gente. Comincia a piovere, ci si sposta sotto il ponte intitolato ai Ragazzi del ‘99. Nella pentola cuoce il riso, da un forno rudimentale escono focacce. L’Isonzo è verde cupo, le acque gonfie, impetuose. In mezzo c’è un isolotto, quest’estate quando il fiume era basso gli afghani e i pachistani andavano lì a lavarsi, fino a quando un vortice si è portato via uno di loro, Thaimur, 25 anni. Sull’argine c’è il distributore di Manuel Rizzi, un altro capo della protesta: «Ora sono cominciati i furti, al Pittarello store è sparito un paio di scarpe, al Despar arrivano con 200 euro per la spesa, ma come fanno? Oggi piove, tra poco li vedremo girare con i sacchi dell’immondizia in testa, i buchi per gli occhi, fantasmi che camminano e spaventano i bambini». Dice il benzinaio che Gorizia è una città morta, da quando ha perso le sue ricchezze: l’area franca e le caserme.\nQuando vi passava la cortina di ferro, il confine con il comunismo, c’erano i militari, non si pagavano tasse e venivano gli jugoslavi per lo shopping. Ora è il contrario: i goriziani vanno in Slovenia a fare il pieno; e forse Manuel Rizzi non sarebbe così arrabbiato con i profughi che bivaccano sotto di lui se si vendessero ancora 30 milioni di litri di carburante all’anno, anziché quattro. «Ci mancavano solo gli afghani. È tutta colpa di Papa Francesco e di Ilaria Cecot, l’assessore alla Provincia, la comunista». Passi la Cecot, ma il Papa che c’entra? «È venuto un anno fa a Redipuglia, ha fatto un gran discorso sull’amore fraterno, la comunista si è infatuata e ha montato la tendopoli davanti alla scuola. Così gli afghani si sono passati parola con i loro telefonini e sono arrivati tutti qui». Lo ripetono i politici di centrodestra, che governano il Comune: la Cecot si è assunta responsabilità non sue, si è scontrata con il sinda co; poi ci si è messo il prete, don Paolo Zuttion, che accoglie tutti...\nDon Paolo apre il portone della Caritas. È un gigante barbuto di due metri, con un bambino sulle spalle pare il San Cristoforo degli affreschi medievali. La Cecot invece somiglia alla cantante Elisa, che è di queste parti, di Monfalcone. Anche la Cecot è molto alta, gli afghani la chiamano Big Boss. Ha una bambina in braccio, Haua, due anni, senegalese. Sussurra che i preti li ha sempre detestati, «ma don Paolo lo adoro. È formidabile». Barbara Franzot guida i volontari dell’accoglienza: «Dicono che gli afghani hanno la tbc, la malaria, la scabbia. Hanno solo tosse, otite e raffreddore, a forza di dormire all’addiaccio. La sera, mentre distribuiamo le coperte, arriva il contestatore. Ogni volta ce ne mandano uno diverso. Chi suona il clacson, chi ci insulta, chi fa un gestaccio, chi grida di mandarli via. Abbiamo lanciato su Facebook un appello ai goriziani: venite al parco della Rimembranza a conoscere i migranti, così non avrete più paura. I ragazzi sono venuti tutti: si sono seduti in semicerchio ad aspettare. Dei goriziani non è venuto nessuno».\nPerò, quando è morto Thaimur, don Paolo e l’imam Sufi Ullah hanno pregato insieme , e i goriziani hanno raccolto duemila euro per riportare la salma a Islamabad. Dice il sacerdote che in effetti la spinta all’accoglienza è venuta dal Papa, che qualcuno ha provato a rubare un paio di scarpe ma è stato scoperto e le ha pagate, che Gorizia è davvero una citta morta: «È tutto un cartello “vendesi” o “affittasi”. Una ragione in più per integrare i nuovi arrivati. Alcuni hanno storie straordinarie. Ezmachel è un pugile molto promettente, a Kabul era campione juniores. Un ragazzo aveva un negozio di dischi: i talebani che odiano la musica gliel’hanno distrutto. Uno ha perso un orecchio per l’esplosione di una bomba. Altri hanno crisi epilettiche: sono ancora sotto choc per quello che hanno visto».\nIl sindaco di Gorizia è un fiorentino di Forza Italia dai capelli bianchi, Ettore Romoli, che pare un borgomastro asburgico nel suo municipio con la stube e i fregi neogotici. «Gli afghani arrivano qui perché c’è la commissione per le richieste d’asilo, ed è di manica larga. Ogni tanto le forze dell’ordine ne portano via un po’, ma quelli salgono sul primo treno e il giorno dopo li vediamo di nuovo in giro. I comuni della provincia sono tutti di sinistra, predicano l’accoglienza, però i profughi li lasciano volentieri a me. E nessuno fugge dalla guerra; fuggono dagli altri Paesi europei che li hanno respinti. Ogni tanto arrivano quelli di CasaPound, hanno anche aperto una sede, e si spintonano con quelli di estrema sinistra. Ogni tanto viene Salvini, mette la felpa, fa due urlacci e se ne va. E io resto».\nOra hanno chiuso anche il reparto natalità: nessuno nascerà più a Gorizia , si deve andare a Palmanova, tra i friulani, o a Monfalcone, dai bisiacchi. Quando una città non sa più cos’è, e si sente in credito con l’Italia e con la storia, basta poco per incrinare un’identità composita, per alimentare le recriminazioni. La prossima estate saranno cent’anni dall’arrivo degli italiani. Il Sabotino incombe cupo: i fanti del VI corpo d’armata lo presero in trentotto minuti il mattino del 6 agosto 1916, con un disco bianco sulla schiena per evitare che le artiglierie amiche tirassero come d’abitudine su di loro. «Sembrano le legioni romane» commentò il re guardando dal binocolo; «fu come l’ala che non lascia impronte/ il primo grido avea già preso il monte» poetò D’Annunzio; Bobbio diceva che il suo primo ricordo pubblico erano i cortei esultanti a Torino per la presa di Gorizia. La città, insomma, ci riguarda, parla di noi. Sul Sabotino però incombe la scritta «Tito», intrecciata con le pietre, ora coperta dalla vegetazione. Dice Alessandra Marc, attrice e scrittrice, che «Gorizia è pudica, non pavida. Fino a dieci anni fa era divisa in due, vedevamo i carri armati nemici. Il confine tagliò case e cimiteri, una famiglia aveva il salotto in Italia e la cucina in Slovenia, il padre sepolto in patria e la madre in terra straniera. Ma era una storia nota. E la città era tranquilla. Ora non siamo più liberi a casa nostra. Abbiamo paura. Di uscire da sole la sera. Di portare fuori i bambini. Di quello che ci aspetta. Davvero si pensa di ripopolare Gorizia con i profughi? Io ho due figlie piccole, non voglio che diventino musulmane, voglio che restino libere». In riva al fiume è l’ora della preghiera, ci si inginocchia verso Est recitando «Allah u akbar», si accendono i fuochi dei bivacchi. Qui, cent’anni fa, un soldato aveva scritto :\n«L’Isonzo scorrendo\nmi levigava\ncome un suo sasso\nHo tirato su\nle mie quattro ossa\ne me ne sono andato\ncome un acrobata\nsull’acqua\nMi sono accoccolato\nvicino ai miei panni\nsudici di guerra\ne come un beduino\nmi sono chinato a ricevere\nil sole».", "labels": [[1355, 1363, "Identification through gender/role (unneeded usage of \"mamma\")"], [1833, 1844, "Generic Masculine/Unmarked Masculine"], [4067, 4078, "Masculine of Professions (and grammatical mismatch)"], [4116, 4124, "Feminine article before surname"], [4222, 4230, "Generic Masculine/Unmarked Masculine"], [4462, 4470, "Feminine article before surname"], [4763, 4771, "Feminine article before surname"], [4779, 4807, "Usage of physical characteristics to describe and present women"], [4853, 4861, "Feminine article before surname"], [4862, 4874, "Usage of physical characteristics to describe and present women"]], "id": 445}, {"words": "Oltre trecento persone sono state allontanate dalle proprie abitazioni nella fascia pedemontana del comune di Nocera Inferiore (Salerno). Secondo il sindaco Manlio Torquato si è trattato di un intervento necessario a causa degli effetti del maltempo. «Molti alberi sono caduti, nonostante - spiega il primo cittadino - questa estate sia stata effettuata una diffusa potatura. Allagamenti si sono verificati in strade terranei per il sollevamento dei tombini a causa della forte pressione dell’acqua. La situazione è comunque sotto controllo».\nViabilità rallentata Nel frattempo vi sono ancora grandi difficoltà per percorrere la strada provinciale che collega San Marzano sul Sarno ad Angri con problemi per raggiungere lo svincolo della statale 268 del Vesuvio. Lo comunica il sindaco di San Marzano sul Sarno, Cosimo Annunziata. Secondo il primo cittadino «il 50% del nostro territorio resta ancora allagato. 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Per questo «si rende necessario un supplemento di indagine volto a acclarare i rapporti contrattuali intercorsi tra il gruppo Tnt e le società Chil Post srl e Chil promozioni srl». «Si tratta di accertamenti che non daranno sorprese, essendo tutto documentabile e privo di ogni rilievo di carattere penale», è il primo commento dell’avvocato Federico Bagattini, difensore del padre di Renzi.\nL’inchiesta Tiziano Renzi era accusato di una bancarotta fraudolenta per 1,3 milioni di euro a seguito del fallimento della Chil Post. Il curatore fallimentare aveva ravvisato dei passaggi sospetti nella cessione di rami d’azienda «sani» alla Eventi Sei, società intestata alla moglie dello stesso Tiziano. Per questo aveva trasmesso la relazione alla Procura della Repubblica. Per gli altri due amministratori subentrati nella gestione societaria nel 2010, Antonello Gabelli e Mariano Massone sono state chiuse le indagini e l’accusa è di bancarotta fraudolenta. 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